PREFAZIONE
Quando si fa uno studio che abbraccia un
lungo periodo di tempo, come quello sull'evoluzione storica del parlamento
inglese, bisogna fissare un punto di partenza che, di solito, viene assunto
come il principio originatore dello sviluppo successivo.
Nel nostro caso è difficile, anche se non
impossibile, fissare una data di nascita precisa del parlamento inglese. E'
tradizione, comune a tutti gli storici, fissarne la nascita nel XIII secolo e
precisamente nella seconda metà del secolo.
In effetti questo è ill periodo in cui
prende forma il primo parlamento inglese, anche se ancora con contorni non
molto precisi. Noi, tuttavia, riteniamo utile partire da un periodo molto
anteriore, in quanto ci proponiamo non solo di tracciare la sua origine remota,
per meglio comprenderne l'evoluzione, ma anche per dare una risposta ad alcune
domande che, al di fuori di una ristretta cerchia di addetti ai lavori, di
solito rimangono nell'ombra, senza avere la possibilità di venire alla luce ed
essere poste con chiarezza per avere una risposta altrettanto chiara ed esauriente
anche per il lettore non specialista,
Dalla conquista romana dell'isola (43 d.C.),
l'Inghilterra ha partecipato agli eventi storici, sociali e culturali
dell'Europa continentale. Al crollo dell'Impero Romano d'Occidente anche
l'Inghilterra fu invasa dalle tribù germaniche che si riversarono su tutta
l'Europa. Sul suo suolo si stabilirono gli Angli, i Sassoni e gli Juti, i quali
diedero vita ad una serie di regni (sette) che erano governati attraverso le
stesse istituzioni degli altri popoli germanici sparsi in ogni angolo d'Europa.
Ma a partire da questo momento l'isola incomincia a conoscere uno sviluppo che
non è esattamente uguale a quello dell'Europa continentale.
Nel corso del tempo andranno maturando una
serie di differenziazioni nel campo del diritto e del campo
dell'organizzazione statuale che contraddistingueranno l'Inghilterra anche nei
secoli a venire.
Mentre nel campo del diritto sul continente
si affermerà il diritto romano del popolo conquistato, in Inghilterra
continuerà a sopravvivere la tradizione del diritto germanico.
Mentre in Europa l'organizzazione statuale,
dopo Carlomagno, conoscerà un'evoluzione che travolgerà le istituzioni
originarie e si affermerà il particolarismo feudale, nell'isola continuerà a
sopravvivere lo stato unitario centralizzato.
Queste differenziazioni giuridico-politiche
persisteranno e avranno la possibilità di svilupparsi in modo autonomo ed
originale anche quando l'isola sarà invasa e conquistata dai continentali nel
1066. I nuovi venuti, anch'essi di origine teutonica, si innesteranno nella
tradizione anglo-sassone, conservando e il diritto sassone, che adottano, e lo
stato unitario centralizzato che corrispondeva esattamente al disegno politico
di Guglielmo il Conquistatore di una monarchia centralizzata.
Gli istituti feudali, comuni a tutti gli stati
europei, che i conquistatori introducono (quale l'assemblea nazionale dei
magnati), vengono calati in una realtà giuridico-politica alquanto diversa da
quella esistente nell'Europa continentale. E questo farà sì che, nel campo
delle istituzioni, l'Inghilterra e l'Europa continentale, dopo aver percorso un
tratto di strada in comune, si incamminino su due strade diverse. La prima
nazione darà al mondo il parlamento rappresentativo dei nostri giorni. Il
continente partorirà la concezione assolutistica del potere.
Il punto di partenza che abbiamo assunto per
narrare l'evoluzione storica del parlamento inglese è proprio quel tratto di
strada che Inghilterra ed Europa hanno percorso insieme. Questo ci consentirà
di dare una risposta a tre domande:
1) è il parlamento un
istituto originale ed esclusivo del popolo anglo-sassone?
2) perchè il parlamento
trova terreno fertile solo nell'isola britannica, fino a caratterizzarne tutta
la storia successiva, e conosce un'evoluzione ininterrotta fino ai giorni
nostri?
3) perché sul continente,
dopo un breve e fecondo ciclo di vita, esso cessa di esistere per lasciare il
posto alla monarchia assoluta e bisogna aspettare fino alla fine del XVIII
secolo per risentirne parlare?
Ringrazio i professori
Mario Bozzo, Eugenio Bruno e Flavio Giacomantonio, che hanno letto una prima
stesura di questo lavoro e mi hanno
rivolto osservazioni e suggerimenti utili a migliorare la stesura definitiva.
Nessuna delle persone citate, tuttavia, ha la minima responsabilità dei difetti
che esso presenta. Un ringraziamento particolare va a Beniamino Finocchiaro, le
cui « considerazioni » e il cui sostegno hanno reso possibile, per molti
versi, la pubblicazione di questo lavoro. Ringrazio, infine, il dott. Giulio
Guarascio, che si è assunto il non facile compito di battere a macchina il
manoscritto.
Cosenza 1983
F.F.