Capitolo
X
IL
PARLAMENTO NELLA GUERRA CIVILE
A stretto rigor di termini giuridici, i
diciannove anni che coprono il periodo della guerra civile (1642-1649) e della
repubblica (1649-1660) non entrano nel grande filone dello sviluppo del parlamento
inglese, nè in quello più ampio delle istituzioni. Tutti gli eventi, tutta la
legislazione e tutte le modificazioni istituzionali che avvennero in questo
periodo sono atti rivoluzionari che travolgono la continuità storica e
legittima dello sviluppo delle istituzioni e sconvolgendo l'ordinamento dello
stato e della società.
Per la prima volta nella storia inglese, la
tradizione viene messa da parte per percorrere una strada i cui sbocchi erano
sconosciuti e senza precedenti nell'isola. Che la nazione prendesse le armi
contro un re dispotico che voleva imporre la sua volontà alla nazione, senza
tener conto dei diritti acquisiti delle classi che partecipavano alla direzione
dello stato e della società, non era nuovo nella storia inglese. I baroni di
Giovanni Senza Terra, nel 1215, erano riusciti, con la loro opposizione armata al
sovrano, a far inserire, nella Carta fondamentale dei diritti e delle libertà
del popolo inglese, ì1 principio del proprio diritto alla ribellione se il re
veniva meno all'osservanza dei Patto che si instaurava tra sovrano e nobiltà.
Anche se questa clausola del Patto scomparve dalle edizioni successive della
Magna Charta, ciò nonostante questo diritto fu sempre esercitato ogni qualvolta
la storia lo richiese. Fu esercitato contro Enrico III, contro Edoardo II e
contro Riccardo II. Quest'ultimi, come abbiamo visto, furono addirittura
deposti quando essi non godevano più la fiducia della classe allora dominante:
la nobiltà, che si serviva del parlamento per legittimare le sue vittorie sul
sovrano.
La Grande Ribellione,
come viene chiamata dagli inglesi la guerra civile del XVII secolo, in parte
entra nel grande filone di questa tradizione, con la differenza che questa
volta a condurre la lotta è la nuova classe egemone: la borghesia, i cui
rappresentanti sedevano nella Camera dei Comuni. Gli eventi che coprono il
periodo della prima guerra civile (1642-1646) sono chiaramente in linea con i
precedenti storici della plurisecolare lotta per il potere tra il sovrano e la
classe egemone, che si organizza in contropotere e trova nel parlamento la
copertura legale.
In questa prima fase della Grande
Ribellione, nessuno metteva in dubbio il diritto del re a governare il paese.
La lotta non era diretta contro l'istituto monarchico, nè - al limite -- contro
la dinastia Stuart in quanto tale. L'obiettivo della lotta non era quello di
liberarsi di una monarca dispotico che « cacciava [i cittadini] in prigione
senza un regolare processo, li tassava senza il loro consenso, acquartierava i
soldati nelle loro case, li derubava della loro proprietà e tentava di distruggere
le loro venerate istituzioni parlamentari » (1), in virtù di un potere assoluto
di origine divina, ma era più semplicemente quello di imporre dei limiti a
questo potere.
« La questione in discussione tra il... re e
noi », scriveva un anonimo di quel periodo, « era se il re, dovesse governare
come un Dio, con atti della sua volontà, e la nazione dovesse essere governata
con la forza, come le bestie; o se il popolo dovesse essere governato dalle
leggi che esso stesso ha approvato e vivere sotto un governo che fosse
espressione del suo consenso » (2).
L'abolizione della monarchia non era
l'obiettivo che il parlamento perseguiva in questa prima guerra civile, che fu
voluta ed iniziata da Carlo I. La preoccupazione costante della maggioranza del
partito parlamentare nella condotta della guerra era quella di non umiliare il sovrano nella sconfitta,
perchè egli rappresentava la continuità dello stato. Anzi, era credenza diffusa
che la responsabílità degli eventi che portarono alla lotta armata non fosse da
attribuire al sovrano, ma ai suoi cattivi consiglieri. Il parlamento combatteva
solo per imporre al re i suoi termini, anche se unai parte di esso era cosciente del fatto che si doveva spingere la lotta fino in fondo, perchè una
vittoria del re avrebbe significato un salto indietro nel passato nel lungo
cammino della costruzione di una monarchia limitata iniziata con la Magna Charta.
La rottura della continuità storica avviene
nella seconda guerra civile (1648-49), quando l'esercito parlamentare è costretto
a riprendere le ostilità, per
difendere il parlamento e la nazione da un sovrano che, dopo aver tentato
ingloriosamente di vincere sui tavoli delle trattative (egli conduceva
trattative con tutte le parti in lotta) ciò che aveva perso sui campi di battaglia,
aveva stipulato un'alleanza armata con gli scozzesi in base alla quale gli
scozzesi si impegnavano a restaurare la sua autorità in Inghilterra ed egli si
impegnava ad istituire la
Chiesa presbiteriana nel suo regno per un triennio.
Furono quest'ultimi avvenimenti che
alienarono a Carlo I le ultime simpatie di cui godeva tra i parlamentari
indipendenti, che erano i veri detentori del potere. Anche se i
parlamentari erano ancora favorevoli a
un accordo con il re, la sua causa, e quella della sua dinastia, era persa a
causa della decisa opposizione dell'esercito che lo riteneva responsabile di
tutto il sangue versato. E furono questi avvenimenti che condussero prima al regicidio
e poi all'istituzione della repubblica, con la quale si sanzionava la rottura
col passato e l'inizio di un esperimento costituzionale che rimarrà unico
nella storia inglese.
Allo scoppio della guerra civile nel 1642 le
forze del paese si divisero in due schieramenti: i ceti emergenti della
borghesia e la parte più progressista dei nobili e della piccola nobiltà di
campagna si schierarono col parlamento, in nome di una riforma totale
dello stato; la nobiltà,
la chiesa ufficiale e la stragrande maggioranza della piccola nobiltà di
campagna si schierarono col re e la tradizione. Un terzo dei Lords della Camera
alta rimase a difendere la causa del parlamento, mentre un terzo della Camera
bassa aderì alla causa reale.
Il primo schieramento aveva i suoi punti di
forza territoriali nella città di Londra e nelle altre città « dell'est e del
sud, le parti più ricche e più sviluppate economicamente del paese. Esso aveva
anche l'appoggio della flotta e controllava quasi tutti i porti e quindi il
commercio estero. In questo consisteva il suo grande vantaggio: esso aveva la
possibilità di ricorrere ad una pesante e continua tassazione e quindi
finanziare la guerra in base ad una pianificazione, mentre il re doveva contare
sul generoso contributo di sostenitori individuali ed era tagliato fuori da
qualsiasi aiuto dall'estero. Le forze del re, erano tali che le sue uniche
possibilità stavano in una vittoria rapida. Egli era forte nell'ovest e nel
nord, le parti più povere, ma più bellicose del remo » (3).
« I quattro anni che seguirono videro due
governi in guerra nell'ambito di un singolo stato. Entrambi erano organizzati
principalmente per obiettivi militari. Intorno al re ad Oxford si organizzò
un sistema amministrativo improvvisato, composto da soldati e funzionari, al
quale si aggiunse - nel gennaio del 1644 - un parlamento di secessionisti di
Westminster, le cui futili e spesso imbarazzanti attività fecero congratulare
il re con se stesso, quando lo aggiornò nel marzo del 1645, per essersi
liberato del luogo delle mozioni vili e insurrezionali - cioè, del nostro bastardo
Parlamento.
« Molto diverso fu lo sviluppo dell'assemblea
rivoluzionaria a Westminster » (4). In essa erano presenti due partiti; una
maggioranza presbiteriana e una minoranza composta dalle sette religiose,
conosciute come indipendenti. I presbiteriani erano fondamentalmente
conservatori in politica, mentre gli indipendenti erano radicali. L'obiettivo
della maggioranza era quello di raggiungere un accordo col re su un programma
minimo, al cui primo posto figurava, come condizione irrinunciabile, la riforma
della chiesa in senso presbiteriano e l'abolizione della chiesa episcopale
anglica.
Sugli altri punti della controversia i
presbiteriani non nascondevano la loro disponibilità a trattare. E infatti, le
trattative territoriali continuarono
ininterrottamente anche durante lo svolgimento delle ostilità, ma esse
fallirono per la testardaggine di entrambi le parti che si irrigidirono sulle
proprie condizioni di fondo. Nella conduzione della guerra i presbiteriani
erano piuttosto tiepidi. Essi non volevano una vittoria troppo netta sul
sovrano, ma soltanto un'affermazione che lo costringesse ad accettare le loro
proposte. « Anche se lo battiamo cento, mille volte, egli rimarrà sempre re e così i suoi posteri
dopo di lui » (6).
Gli indipendenti, invece, spingevano per una
lotta più a fondo, senza la quale - essi sostenevano - il parlamento
difficilmente sarebbe riuscito ad imporre dei limiti al potere del re, e la
guerra «sarebbe continuata finchè il paese si sarebbe stancato del parlamento e
ne avrebbe odiato il nome » (7), aggiungeva Cromwell. Il punto di forza degli
indipendenti era l'esercito, dove la loro influenza cresceva man mano che la
guerra progrediva. E saranno essi che proporranno ed otterranno dal parlamento
la formazione
di un esercito Nuovo
Modello, in cui si aboliranno le tradizionali distinzioni di classe e si
attuerà il principio che i posti di comando andavano affidati a coloro i quali
dimostravano la loro capacità ad occuparli, indipendentemente dalla loro
estrazione sociale (8).
Sarà con questo esercito fortemente
ideologizzato, in cui la predicazione puritana costituiva il pane quotidiano,
che il parlamento riuscirà ad ottenere la vittoria decisiva di Naseby nel
1645. « Il successo di Cromwell... fu dovuto alla sua capacità di suscitare in
se stesso e negli altri quelle energie spirituali che il pulpito puritano aveva
evocato » (9).
L'inizio della guerra civile pose tutta una
serie di problemi al parlamento. Esso era un'assemblea legislativa alla quale
ora la storia richiedeva anche funzioni esecutive e di governo. In assenza del
re, il parlamento non solo si trovava nella necessità di dar vita ad un
esecutivo che sostituisse la corona, ma si trovava anche di fronte ad una
questione costituzionale di grande momento: in assenza della corona, aveva esso
il potere di legiferare? Nel 1642 esso aveva deciso che aveva questo potere e
lo aveva sostanziato approvando un'ordinanza (10) con la quale affidava il
comando dell'esercito ad uomini di sua fiducia ", ma la storia glielo
negò.
Dal punto di vista costituzionale
l'ordinanza era un arbitrio, ma il parlamento di Westminster « era un'assemblea
rivoluzionaria » (11) e come tale poteva arrogarsi il potere di approvare ed
emettere ordinanze che avessero forza di legge, la cui validità nella storia,
tuttavia, era affidata al successo o all'insuccesso della causa che esso
difendeva.
Il successo ne avrebbe garantito la
validità, come la ebbero per tutto il periodo della guerra civile e della
Repubblica. L'insuccesso le avrebbe cancellate dagli atti costituzionali
legali, come in effetti avvenne dopo la Restaurazione della
monarchia Stuart nel 1660. Dopo questa data, anche quelle leggi della
Repubblica che avevano dimostrato la loro validità storica, come l'Atto di
Navigazione, per esempio, che contribuì a fare dell'1nghilterra la massima
potenza navale delle epoche successive, dovettero essere riapprovate per
essere valide. Alla Restaurazione fu confermata, perchè costituzionalmente
ineccepibile, solo la legislazione approvata nel 1640-41 da tutti i tre rami
del legislativo (Corona, Lords e Comuni).
Il problema della funzione esecutiva, che
non poteva essere esercitata da un'assemblea di centinaia di persone, fu
risolto nominando ,ma serie di Commissioni permanenti, alle quali vennero
delegati i poteri esecutivi per singole attività. « Nella forma, naturalmente
queste Commissioni erano basate sulla prassi dei Comuni, in atto sin dai tempi
dei Tudor, di elaborare legislazione » (14) di propria iniziativa.
«Nel 1640 la Camera bassa non era più
soltanto un centro di dibattito
accademico, ma era un'organizzazione complessa di tipo moderno; in grado di
trattare questioni politiche come nessuna Camera dei Comuni del medioevo
avrebbe potuto fare. Negli ultimi quarant'anni, i parlamenti non si erano
accontentati di un lavoro già preparato dai consiglieri privati, ma ne avevano
dibattuto per conto proprio gli argomenti nelle Commissioni... » (15). Delle
Commissioni del Parlamento Lungo la piìù importante fu quella mista anglo-scozzese, istituita nel
1644, dopo la firma del Patto di
Alleanza tra la Scozia
e il parlamento. I poteri di questa Commissione esecutiva vennero definiti da
un'ordinanza. il suo compito era quello di coordinare le attività militari e di
intrattenere i rapporti con gli stati esteri, ma « non aveva il potere di
concludere armistizi o trattati di pace col sovrano senza un espresso ordine
del parlamento » (16).
Alla fine della Guerra Civile, nel 1645, la
componente scozzese della Commissione se ne staccò, perchè aveva esaurito la
sua funzione, mentre la componente inglese, di cui faceva parte anche Cromwell,
continuò la sua attività con poteri più ampi, tanto da assumere le funzioni di
un vero e proprio esecutivo.
La fine delle ostilità, intanto, aveva fatto
emergere la nuova realtà che era venuta maturando nel paese. Il re era
prigioniero del Parlamento, il partito presbiteriano trionfava, ma la guerra
era stata vinta da un esercito i cui sentimenti religiosi e politici differivano
dalla maggioranza presbiteriana della Camera dei Comuni. In religione
l'esercito, nella stragrande maggioranza, era seguace delle sette
indipendenti`. le quali miravano ad una maggiore libertà di coscienza di quanto
fossero disposte ad accordarne la chiesa episcopale anglicana e la chiesa
presbiteriana.
In politica le sette erano per un maggiore
egualitarismo. Conoscendo i sentimenti dell'esercito, il parlamento lo aveva in
sospetto e, terminata la guerra, era intenzionato a smembrarlo. Alcuni
reggimenti voleva inviarli in Irlanda, altri aveva deciso di scioglierli, dopo
aver provveduto a versare loro solo una parte del soldo arretrato. Ma la
soluzione parlamentare non trovava d'accordo l'esercito che reclamava il
completo pagamento dell'arretrato prima che lo schema di risoluzione fosse
messo in ese:uzione.
Con il suo irrealismo, la miope maggioranza
presbiteriana aprì una contesa con l'esercito, detentore del potere reale
nell'isola, che condusse al trionfo del puritanesimo radicale. Il parlamento
riteneva, a torto, di essere il potere supremo della nazione e non si rendeva
conto che le sue ordinanze avevano un valore finchè c'era la spada che le
faceva rispettare, o le trasformava in azione. Ma quando la spada rivendicava
il potere per se stessa, come avverrà in seguito, esse saranno poco più che
carta straccia, e lo stesso parlamento sarà soggetto al suo volere.
I soldati avrebbero accettato di essere
congedati pacificamente, se non fosse stato per il metodo escogitato per
liquidare il soldo arretrato. Nel marzo del 1647 questo ammontava a diciotto
settimane per l'esercito e a quarantatre settimane per la cavalleria... Il
parlamento offriva soltanto sei settimane in moneta contante, in seguito
aumentate a otto per le pressioni che piovevano da tutte le parti: il resto
doveva essere pagato in "assegnati"... Così i soldati caddero preda
degli argomenti dei politici che si trovavano in mezzo a loro, i quali si
rendevano conto che se l'esercito fosse stato sciolto le sette sarebbero state
eliminate. In aprile, otto dei dieci reggimenti di cavalleria elessero
ciascuno due rappresentanti ai quali si affidò il compito di esporre le lamentele
della truppa ai generali; il resto dell'esercito seguì subito 1'iniziativa; a
questi rappresentanti fu dato il nome di "Agitatori" o agenti
dell'esercito. Nello stesso tempo gli ufficiali cominciarono a concordare una
linea d'azione comune la truppa ».
Da questo, a riunirsi in assemblea comune il
passo fu breve. L'assemblea unitaria, che assunse il nome di Consiglio dell'Esercito,
era un vero e proprio « parlamento » rappresentativo dell'esercito, al quale
venivano eletti due ufficiali e due soldati (Agitatori) per ogni reggimento. In
Seno al Consiglio, quasi subito emersero due tendenze o partiti. Uno di destra,
rappresentato dai « cosiddetti gentiluomini indipendenti, di cui Cromwell,
Ireton, Fairfax ed altri erano le personalità di maggior rilievo, e il partito
popolare, ai cui componenti fu dato il nome di livellatori »(19).
Gli obiettivi finali dei due
schieramenti non coincidevano. « Gli Agitatori, e molti ufficiali di rango
inferiore, avevano idee molto più democratiche dei loro capi » (20). Ma nel
presente essi erano uniti nella lotta contro la maggioranza presbiteriana della
Camera dei Comuni, la quale poteva contare solo sulla città di Londra,
anch'essa in maggioranza presbiteriana, e la sua milizia, forte di diciottomila
uomini.
Il 15 giugno 1647 il Consiglio
dell'Esercito approvò il suo primo documento politico: la Dichiarazione
dell'Esercito. Questa doveva essere una risposta alla proposta del parlamento,
invece, teorizzò, « per la prima volta, la moderna dottrina politica che la
sovranità appartiene al popolo e contro di essa è impossibile appellarsi (21)
quando viene espressa dai suoi rappresentanti in parlamento » (22). La Dichiarazione --
dopo aver analizzato le cause del contrasto tra esercito o parlamento, che
essa faceva risalire tutto alla ... corruzione e all'abuso di potere di alcuni
membri delle Camere - affermava che « i membri corrotti del parlamento vanno
combattuti allo stesso modo come si combatte un re arbitrario... [Tuttairivia],
anche lo scioglimento dì un parlamento corrotto e fazioso non dava garanzia che
il successivo non fosse più corrotto e più fazioso. Tutto quello che si poteva
fare, [nelle presenti condizioni], era dì ridurre la durata dei parlamenti
(23), in modo che il popolo potesse fare una seconda scelta se la prima sì
dimostrava sbagliata » (24).
In quei mesi di attività febbrile e di
incertezza politica e costituzionale, la produzione di libelli - l'unico mezzo,
dopo la predicazione, di propaganda politica allora conosciuto - si fece molto
più intensa che nel passato. In questi libelli, le parti politiche antagoniste
incominciarono a proporre una serie di documenti che prefiguravano vere e
proprie costituzioni scritte. Il movimento dei livellatori era il maggior
centro dì produzione di libelli e il Consiglio dell'esercito, nel cui seno la
loro influenza guadagnava continuamente terreno, era l'organo in cui essi venivano
dibattuti ed eventualmente approvati.
Il primo di questi documenti fu presentato al
Consiglio da Ireton, genero e luogotenente dì Cromwell, quando la tensione tra
il parlamento e l'esercito aveva raggiunto il punto più alto e quest'ultimo sì
accingeva ad occupare militarmente la città di Londra, dopo aver preso il re
sotto la propria custodia per evitare che il parlamento potesse raggiungere un
accordo col sovrano sopra la sua testa.
Il documento di Ireton - dopo aver ricevuto
l'approvazione del Consiglio nell'esercito - fu presentato al parlamento e
doveva costituire, nelle intenzioni dell'esercito, il documento base per le
trattative col re. Lo Schema di Proposte - come esso venne chiamato - prevedeva
un assetto istituzionale in cui si creava una sorta dì equilibrio dì potere tra
Parlamento, Consiglio di Stato e Re. I sentimenti anti-parlamentari
dell'esercito furono espressi in una serie di clausole che ne limitavano la
durata e ne regolavano la elezione. « L'obiettivo degli indipendenti era quello
dì assicurare il controllo del popolo sul parlamento » (25).
A questo scopo lo Schema stabiliva: primo,
l'esistente parlamento doveva fissare una data per il proprio scioglimento
(26); secondo, i parlamenti dovevano, essere biennali; terzo, essi non potevano
essere sciolti, tranne che con il proprio consenso, prima di 120 giorni, ma non
poteva restare in vita più di 240 giorni; quarto, il sistema elettorale doveva
essere riformato per dare una più giusta rappresentanza ai comuni più
popolosi, « in modo da rendere la
Camera dei Comuni la sede in cui tutta la nazione è
rappresentata equamente » (27).
Queste clausole saranno più tardi
richiamate nel secondo e più compiuto schema di costituzione scritta: il Patto
del Popolo.
Mentre lo Schema di Proposte era il
programma politico dei puritani moderati di Cromwell, Ireton e Fairfax, il
Patto del Popolo è il programma politico del livellatori. Esso fu fatto proprio
dagli agitatori che lo presentarono al Consiglio dell'Esercito nell'ottobre del
1647. In
esso si avanzava la richiesta del suffragio universale (28) per gli uomini,
esclusi i domestici e coloro che vivevano di elemosine. La richiesta dei
livellatori era basata sulla considerazione che gli uomini nascono uguali e
perciò dovrebbero avere uguale diritto al voto, ma questa era un teoria
ritenuta pericolosa dal partito degli indipendenti moderati, il quale era
composto da borghesi benestanti. Ireton argomentò che riconoscere il diritto
al voto a tutti gli uomini adulti per diritto naturale era il primo passo verso
l'abolizione della proprietà. « Se ogni uomo », egli riteneva, « gode degli
stessi diritti di un altro nella scelta di chi lo deve governare, per lo stesso
motivo ha lo stesso diritto su qualsiasi altra cosa egli veda » (29).
Per Ireton, i rapporti sociali e politici
nello stato erano regolati dal diritto comune e non da un assoluto diritto
naturale. Il diritto al voto apparteneva solo a coloro i quali avevano « un
interesse permanente nel paese >, e cioè alla « classe dei proprietari
terrieri e alle corporazioni dei borghesi » (30).
Ora non solo il parlamento minacciava di
diventare più arbitrario del re, ma anche l'atteggiamento di ufficiali quali
Ireton rese chiaro che il diritto comune era solo il diritto dei benestanti»(31).
I livellatori, che non vedevano nel diritto
comune - così inteso - alcun beneficio per il popolo, posero ancora di più
l'accento su quel diritto primordiale, quello di natura, in cui tutti gli
uomini , godevano degli stessi diritti. Richiamarsi ad un diritto più antico,
per reclamare una maggiore uguaglianza politica, economica e sociale, era una
svolta che spaventava la borghesia tout court - non solo quella indipendente -
perche minacciava i suoi interessi di classe, per affermare i quali avevano
intrapreso una guerra civile.
La lotta civile era incominciata tra due
grossi partiti: la monarchia, con la vecchia classe feudale e parassita, e la
borghesia, a cui si era alleata la parte più avanzata della piccola e grande
nobiltà. Entrambi questi partiti erano scesi in lotta per affermare il proprio
diritto: il diritto prerogativo, rivendicato dal re quale suo inalienabile,
ereditario e divino strumento di governo, e il diritto comune, in cui si
riconosceva la borghesia che lo poneva a fondamento dello stato. Ora nella
lotta si inseriva un terzo diritto, quello di natura, propugnato, in nome del
popolo, dai livellatori, i quali rivendicavano la completa uguaglianza tra i
cittadini.
Questi tre diritti erano difficilmente
conciliabili. Il primo, quello prerogativo, era portatore di una visione della
società in cui esisteva una sola autorità, il re, che governava la nazione
attraverso atti della propria volontà (potere assoluto) che assumevano valore
di legge per tutti gli strati sociali. Il secondo, quello dei puritani, era
portatore di quell'idea di libertà dell'individuo da cui nei secoli successivi
si svilupperà la democrazia politica borghese. Quello dei livellatori, infine,
era portatore di quell'aspirazione alla uguaglianza economica e politica che lo
farà il precursore di quella democrazia economica che nel ventesimo secolo si
vorrà realizzare nei paesi socialisti.
Il primo sarà sconfitto dalla storia. Il
secondo è oggi patrimonio di tutti quei paesi a struttura capitalistico-borghese
e, sebbene nelle costituzioni di questi paesi sia presente l'aspirazione ad una
maggiore uguaglianza economica e sociale, non è riuscito a garantire
l'effettiva uguaglianza dei cittadini se non nei diritti politici e civili. Il
terzo, nell'esperienza che di esso si ha nei paesi socialisti dei nostri
giorni, si è dimostrato negatore di tutte quelle libertà individuali e
politiche, senza le quali il cittadino non è che un granello di sabbia nel
grande ingranaggio della macchina dello stato.
Nel XVII secolo lo scontro tra puritani
indipendenti e livellatori era inevitabile. Tra loro non c'era possibilità
d'accordo. E non perchè gli interessi contrapposti erano troppo miopi ed
egoistici, ma per motivi di fondo, irriconciliabili. Per il puritano indipendente
del XVII secolo, l'uomo non era uguale al suo simile. Egli faceva una «
distinzione tra l'eletto [quello toccato dalla grazia] e il reprobo [l'uomo non
rigenerato dalla grazia] che era assolutamente insuperabile... Nè la
distinzione era puramente teorica... Essa divenne il fondamento di uno schema
di assetto politico... Evidentemente questa dottrina era in profondo contrasto
con l'egualitarismo degli altri puritani di sinistra, sia nella loro versione
individualista (dei livellatori) che in quella collettivista (di Winstaley e
degli scavatori) » (32).
Questo primo Patto del Popolo non riuscì a
superare la decisa opposizione degli indipendenti moderati che detenevano la
maggioranza in seno al Consiglio dell'esercito. Tuttavia, l'influenza dei livellatori
nell'esercito, e quindi nel Consiglio, trovava un seguito sempre maggiore.
« I livellatori rappresentavano l'estrema
sinistra dello schieramento parlamentare... Essi erano, giudicando da molti
scritti dei loro capi, molto in anticipo sul loro tempo » (33). Nell'autunno
del 1647 la loro influenza nel Consiglio tendeva a diventare dominante, per cui
i capi degli indipendenti decisero di rinviare gli Agitatori ai rispettivi
reggimenti e di non convocare più quest'organo.
Questa decisione provocò
una prima e limitata ribellione nell'esercito, che fu domata facilmente da
Cromwell, ma essa era foriera di avvenimenti ben più gravi che condurranno,
nel 1649-50, ad una guerra lampo tra l'esercito degli indipendenti moderati di
Cromwell e reggimenti ribelli degli indipendenti radicali del colonnello Harrison.
La situazione di attrito tra l'esercito e ìl
parlamento, intanto. aveva fatto avvicinare i presbiteriani - che ancora
detenevano la maggioranza in parlamento - al re, col quale volevano raggiungere
un accordo sulla base di un trattato che prevedeva l'istituzione della chiesa
presbiteriana per un triennio e affidava il controllo dell'esercito ad una
commissione parlamentare per un decennio.
Ma il re, mentre trattava sotto banco con la
maggioranza presbiteriana, teneva contatti segreti con gli scozzesi e trattava
ufficialmente con l'esercito, di cui era prigioniero. Il suo scopo era
chiaramente quello di sfruttare le divergenze dei tre partiti per raggiungere i
suoi scopi. Se fosse stato un negoziatore più abile, indubbiamente avrebbe
potuto svolgere la funzione di arbitro tra le parti e diventare, così, l'ago
della bilancia del potere nell'isola, ma egli cercava soltanto e rozzamente di
giocare tutte e tre le parti per ristabilire il suo antico potere. Questa
ottusità gli costerà il trono e le vita.
Questo stato di cose si protrasse fino al
1648 quando il re, che nel frattempo era fuggito dalla sua prigionia, si alleò
con gli scozzesi.
Il capovolgimento delle alleanze operato dagli
scozzesi era coerente con la loro politica a favore del presbiterianesimo. Nel
1643 avevano firmato il Patto con il parlamento inglese perchè questo si era
impegnato ad abolire la chiesa anglicana per istituire quella presbiteriana.
Inoltre, essi avevano dei giustificati risentimenti verso un sovrano che aveva
tentato di soppiantare la loro chiesa con quella episcopale. Ma gli avvenimenti
del 1647 avevano messo a nudo la nuova realtà del paese. Il partito
presbiteriano, fino ad allora il vero trionfatore della lotta contro il re,
aveva per perduto la sua battaglia
contro l'esercito delle sette indipendenti,
il quale ora occupava Londra ed esercitava una forte pressione sul parlamento
stesso. E le sette dell'esercito erano per la tolleranza religiosa e contro
qualsiasi forma di conformismo, fosse esso episcopale che presbiteriano” (34).
L'alleanza che gli scozzesi stipularono con
Carlo trovava una giustificazione nell'attaccamento alla loro causa. «Nel
1644... avevano attraversato la frontiera per combattere per la chiesa presbiteriana
contro quella episcopale, ora... riattraversavano la frantiera per combattere
[ancora] per la chiesa presbiteriana contro le sette » (35) dell'esercito. Carlo, infatti, si era impegnato ad
istituire la chiesa presbiteriana per un triennio ed a sopprimere le sette
indipendenti.
In una breve campagna, Cromwell riuscì ad
avere ragione dellesercito scozzese e di quelle forze residue del partito
realista che ad esso si erano unite o che avevano riinnalzato il vessillo del
re nelle contee del nord-ovest.
Sconfitti gli scozzesi, l'esercito dei
puritani indipendenti divenne il padrone assoluto dell'isola, ma nel suo seno
la sinistra dei livellatori si era rafforzata.
Terminate le ostilità, la maggioranza
presbiteriana della Camera Comuni aveva ripresa le trattative col re, ma i
sentimenti dell'esercito erano di natura diversa. Esso, ormai, riteneva Carlo
responsabile in prima persona di tutto il sangue versato e ne chiedeva la
punizione. Il modo come egli aveva condotto le trattative del 1647-48,
infatti, aveva convinto la stragrande maggioranza dell'esercito che la
responsabilità di tutta la guerra civile non poteva più a lungo essere
attribuita ai suoi cattivi consiglieri, come si era fatto nella prima. La responsabilità
della seconda ricadeva tutta e direttamente su Carlo che, con i suoi giochetti
l'aveva provocata. L'esercito, perciò, chiedeva che egli fosse processato, ma
trovava resistenza nei presbiteriani della Camera bassa e nella Camera dei
Lords.
Nei primi di dicembre del 1648 l'ostacolo dei Comuni
fu superato con l'esclusione o l'arresto dei deputati presbiteriani ". Il
parlamento, così purgato e tronco (Rump), si era ridotto a sessanta deputati
indipendenti, i quali - in una prima fase - subirono il pesante condizionamento
dell'esercito.
Il 4 gennaio 1649, questo mini parlamento
approvò una risoluzione in cui si affermava: « primo, il popolo è, per volontà
di Dio. la fonte di ogni potere; secondo, i Comuni d'Inghilterra, riuniti in
parlamento, in quanto eletti dal popolo quali suoi rappresentanti. sono
investiti del potere supremo della nazione; terzo, tutto ciò che è approvato
dai Comuni... ha forza di legge, e tutto il popolo di questa nazione è - in
quanto partecipo di questa decisione - tenuto a rispettarla, anche se il
consenso del re e della Camera dei Lords non sia stato ottenuto » (37).
Il 6 gennaio approvò un Atto con il quale si
istituiva un'Alta Corte di Giustizia per giudicare i crimini di cui il re si
era reso colpevole. Al processo, il pubblico accusatore Cook disse che
Carlo veniva giudicato in base « alla
iegge fondamentale del regno, che è comune a tutte le nazioni e ha il consenso
di tutti gli uomini razionali del mondo. Questa legge è scritta nel cuore di
ciascuno a lettere maiuscole con una penna di diamante e con caratteri tanto
chiari che persino il miope la può leggere: quando il potere di cui si è
investiti per garantire la sicurezza e le felicità del popolo viene usato per
opprimere il popolo, si diventa - per la legge fondamentale del paese - un
nemico del popolo e si merita, perciò, la più severa ed esemplare punizione che
possa essere inventata » (38).
Il 27 gennaio venne emessa la sentenza:
Carlo I veniva condannato alla decapitazione. Questa sentenza metteva a nudo i
termini della lotta tra il parlamento e la corona. Carlo veniva condannato
perchè, mentre la nazione gli riconosceva un potere limitato che egli doveva
esercitare attraverso le leggi del regno, egli aveva tentato, « con un disegno
perfido, di arrogarsi un potere illimitato e tirannico per governare secondo la
sua volontà, negando al popolo i suoi diritti e le sue libertà » (39).
La sentenza, inoltre, ritenne Carlo
colpevole di alto tradimento per aver iniziato le ostilità contro « il
parlamento e contro il popolo ». Quest'ultima motivazione di colpevolezza, in
pratica, rimproverava a Carlo di non essersi sottomesso alla volontà del
parlamento, accettando le limitazioni di potere che esso gli voleva imporre, e
di aver intrapreso una guerra civile per difendere quelle che, a torto o a
ragione, egli riteneva le sue prerogative. E questo era coerente con la
risoluzione del 4 gennaio: il parlamento, in quanto eletto dal popolo, è il
potere supremo della nazione e anche i sovrani devono sottostare alla sua
volontà.
Carlo fu giustiziato il 29 gennaio 1649. Con
la sua morte si concludeva il primo atto della lotta per il potere tra il
parlamento e i re Stuart che caratterizzerà tutto il XVII secolo. Il secondo
atto inizierà nel 1660, dopo l'intermezzo repubblicano.
L'intermezzo repubblicano, comunque, era
iniziato qualche giorno prima della morte di Carlo. Il 20 gennaio l'esercito
aveva presentato al parlamento un progetto di costituzione - il Patto del
Popolo - scaturito da un compromesso, sul vecchio Patto del Popolo del 1647,
tra gli indipendenti moderati di Cromwell ed i livellatori che nel frattempo
avevano acquistato un largo seguito nell'esercito.
Questo nuovo Patto del Popolo tracciava le
linee lungo le quali la nazione, il popolo e il parlamento dovevano
incamminarsi per raggiungere la meta di un governo democratico.
Per evitare che la lunga
permanenza al potere potesse creare condizioni che inevitabilmente avrebbero
condotto ad una nuova lotta civile, si stabiliva lo scioglimento del parlamento
che era in carica ormai da nove anni (art. I); per garantire una più equa
rappresentanza a tutto il popolo, si proponeva una riforma dei collegi
elettorali; il parlamento doveva essere convocato ogni due anni e doveva
restare in carica per e non oltre sei mesi, a meno che non decidesse di
autosciogliersi prima; l'elettorato attivo e passivo doveva appartenere a tutti
coloro i quali avessero raggiunto i venti anni, ne erano esclusi, tuttavia, i
lavoratori dipendenti, le persone che beneficiavano di assistenza pubblica a
qualsiasi titolo, le persone - di qualsiasi ceto sociale - che avevano servito
la causa reale durante la guerra civile (ma solo per setteanni);
dall'elettorato passivo dovevano essere esclusi tutti i funzionari dello stato
(civili e militari); la condizione di membro d qualsiasi organo rappresentativo
o statale era incompatibile con la professione forense; la Camera doveva essere
composta da 400 deputati; il numero legale in occasione delle votazioni veniva
fissato in 150, mentre bastava la presenza in aula di 60 deputati per
proseguire il dibattito; l'esecutivo era costituito da un Consiglio di stato
eletto dalla Camera, verso la quale era responsabile. e restava in carica per
un biennio; il Consiglio di stato aveva il potere di convocare - in caso di
necessità - il parlamento in via straordinaria, ma esso non poteva restare in
vita più di ottanta giorni e comunque doveva autosciogliersi 50 giorni prima
della convocazione ordinaria del parlamento; la carica di deputato era
incompatibile con qualsiasi carica governativa, eccetto l'appartenenza al
Consiglio di stato; il parlamento doveva essere onnicompetente - eccetto negli
affari spirituali - ma con le seguenti limitazioni; a) non poteva costringere
il cittadino a prestare servizio militare all'estero in qualsiasi guerra; b)
non poteva perseguire i cittadini per atti commessi durante la guerra civile,
eccetto coloro i quali erano stati amministratori del denaro pubblico; c) non
poteva cancellare il debito pubblico se non col consenso degli interessati e
non poteva revocare le concessioni fatte, tranne ai membri del vecchio
parlamento; d) non poteva creare privilegi nell'osservanza delle leggi; e) non
poteva perseguire i cittadini nei loro beni e nei loro averi a termine di
legge, ma poteva chiamare a rendere conto tutti, coloro ì quali erano investiti
di cariche pubbliche; f) non poteva alienare i diritti e le libertà del cittadino,
nè livellare le condizioni sociali o istituire la comunità dei beni; la
religione doveva essere riformata e insegnata al popolo a spese dello stato,
abolendo le decime; doveva essere garantita la libertà di culto, che non doveva
essere necessariamente estesa ai cattolici - fintantochè essa non mirava a
sovvertire l'ordine costituito.
Con la risoluzione approvata il 4 gennaio, la Camera bassa si era
attribuita tutto il potere legislativo, mettendo da parte il re, che si
apprestava a processare e a condannare, e la Camera dei Lords, di cui ormai non aveva più
bisogno. Alla morte del re, a cui formalmente ancora apparteneva il potere
esecutivo, il parlamento diede un nuovo assetto istituzionale allo stato. Il
potere esecutivo venne affidato al Consiglio di stato, che agiva come organo
collegiale, senza un presidente di nome, ma di fatto Cromwell eserciterà in
esso un'influenza indiscussa ed indiscutibile.
La monarchia fu abolita in quanto « non
necessaria, gravosa e pericolosa per la libertà, la sicurezza e il benessere
del popolo ,>, infatti, « per la maggior parte, il potere e le prerogative
reali erano state usate per opprimere ed impoverire il popolo»"(40).
Nonostante la forte opposizione di Cromwe, fu abolita anche la Camera dei Lords perchè
«inutile e pericolosa per il popolo d'Inghilterra » (42); tuttavia si
riconosceva a quei Lords che si erano schierati col parlamento, ed ai loro
successori, il diritto di sedere nella Camera bassa, se eletti, e il diritto di
occupare cariche elettive o di nomina governativa. In maggio, infine, si
istituì la Repubblica.
Intanto le divergenze tra i puritani indipendenti
di Cromwell e le sette di sinistra si erano approfondite e la tensione tra i
due gruppi cresceva. I livellatori erano insoddisfatti della soluzione in senso
borghese della guerra civile, che escluse tutta la massa dei salariati
dipendenti, che pur aveva tanto contribuito alla vittoria finale sulle forze
realiste. Sul finire del 1649, « essi furono abbastanza forti da scendere in
campo aperto contro le stesse truppe di Cromwell, in una breve campagna che
quasi lo spodestò» (43).
Dal 1649 al 1653, il Rump
ebbe, attraverso il sistema delle commissioni, il controllo di ogni attività
dello stato. Anche il Consiglio di stato, da esso istituito per svolgere la
funzione esecutiva, era costantemente soggetto alla sua volontà che veniva espressa
nelle sue sedute continue.
E' vero che il Consiglio aveva teoricamente
la possibilità di controllare l'assemblea, in quanto nel suo seno sedevano 32
dei 60 membri del parlamento, ma questa condizione non si avverà mai. Un
parlamento così ristretto e in seduta continua, si stava dimostrando più
arbitrario dello stesse re. « L'esame dei documenti di stato di quel periodo ci
descrive un quadro che può essere solo definito come tirannia » (44).
Il progetto di costituzione presentato
dall'esercito il 20 gennaio 1649 - mai trasformato in legge - mirava appunto ad
evitare lo strapotere di un parlamento che ormai sedeva ininterrottamente dal
1640 e continuava ad esercitare un potere da assemblea rivoluzionaria, mentre
la nuova realtà richiedeva un'urgente normalizzazione. Per tutto questo
periodo di tempo il Rump era stato sordo alle sollecitazioni ed ai consigli di
Cromwell, che resosi conto che esso non avrebbe mai acconsentito al proprio
scioglimento, decise, il 20 aprile 1653, di mettere fine a questo stato di
cose e lo sciolse con la forza.
« Sebbene l'esercito avesse posto termine
con la forza alla autorità del parlamento Purgato, esso non aveva alcuna
intenzione di appropriarsi del potere politico. Per sbrigare gli affari
correnti dello stato fu istituito, il 29 aprile 1653, un consiglio di stato
formato da tredici persone, di cui nove erano militari. Ma 1'esercíto era
ansioso di ricostruire le istituzioni civili che aveva distrutto. Cromwell
affermò che egli cercava di spogliare la spada del potere e dell'autorità nella
sfera dell'amministrazione civile; e con questo obiettivo in mente egli si
imbarcò nel notevole esperimento del Parlamento Barebones »(45).
La convocazione dì un nuovo parlamento, però,
poneva dei problemi alle sette dell'esercito. Esse erano consapevoli di essere
in minoranza nel paese. Se, le elezioni si fossero svolte secondo i metodi
tradizionali, sarebbe stata eletta una schiacciante maggioranza presbiteriana,
Quindi, Cromwell, « rifacendosi ad un'idea che era stata sempre presente
nell'esercito degli indipendenti, in base alla quale il paese avrebbe dovuto
essere governato da uomini pii, decise di convocare un Parlamento dì Santi »
(46).
Egli chiese alle Congregazioni indipendenti
dei tre paesi (Inghilterra, Scozia e Irlanda) una lista di persone pie e
sagge, degne di sedere in parlamento. Da queste liste egli scelse 140 persone e
le nominò membri del nuovo parlamento. Queste persone furono scelte garantendo
a ciascun paese la propria rappresentanza. L'Inghilterra ebbe 129 membri, la Scozia 5 e l'Irlanda 6.
Questa distribuzione dei seggi rappresentava la sanzione ufficiale della nuova
situazione politica dell'isola. La
Scozia, che fino alla seconda guerra civile era stata un
paese indipendente con un proprio parlamento e il solo vincolo con
l'Inghilterra era rappresentato dal sovrano che avevano in comune, ora - dopo
la sconfitta di Preston del 1648 - era un paese occupato militarmente
dall'esercito inglese. Con il nuovo parlamento si realizzava quell'esperimento
di unione legislativa tra i due paesi che sarà poi cancellata all'ascesa al
trono di Carlo II, quando la
Scozia ritornerà ad avere un proprio parlamento. La unione
definitiva tra i due paesi si avrà solo nel 1707, con l'Atto di Unione.
Il Parlamento Barebones, tuttavia, ben
presto dimostrò di non essere la soluzione ideale. Dopo aver approvato una
serie di leggi illuminate - istituì il matrimonio civile, l'anagrafe
parrocchiale, l'assistenza ai poveri e il ricovero per i malati mentali - si
incamminò su un terreno per percorrere il quale era scarsamente qualificato.
Tentò di abolire le decime, il patronato, la corte di giustizia del cancelliere
e, infine, tentò di codificare il diritto, « sebbene nella Camera non sedesse
alcun giurista »(47). Nel dicembre del 1653, con sorpresa e soddisfazione
generale, esso, comunque, decise di autosciogliersi.
Qualche giorno più tardi, Lambert - uno
stretto collaboratore di Cromwell - presentò al Consiglio di stato una nuova
costituzione scritta col nome di Strumento di Governo.
Lo Strumento di Governo è la prima
costituzione scritta nella storia inglese che troverà un'effettiva applicazione
dal 1653 al 1657, anche se, al pari delle altre che l'hanno preceduta, non sarà
mai aprovata dal parlamento.
Con questa nuova costituzione fu
riconosciuta la necessità di affidare la responsabilità del potere esecutivo ad
una sola persona - il Lord Protettore - ma, nel contempo, si provvedeva ad
istituire dei contrappesi in modo da prevenire possibili abusi di potere. Lo
Strumento di Governo tentava di creare una sorta di equilibrio di potere tra il
parlamento e l'esecutivo. Al Lord Protettore veniva riconosciuto, in via
transitoria, il potere di emettere decreti-legge fino alla convocazione del
nuovo parlamento che doveva essere formato - come il Barebones - da una sola
Camera. Dopo la sua convocazione, al Protettore non era riconosciuto alcun
potere legislativo. Egli poteva solo differire la legislazione di venti
giorni.
Lo Strumento di Governo, inoltre, stabiliva
che l'esercito era al comando del Protettore, ma, per le questioni di pace e di
guerra, era soggetto al consenso del parlamento o, in sua assenza, al consenso
della maggioranza del Consiglio (art. 4 e 5); il parlamento si riuniva ogni
tre anni (art. 7) e restava in carica per cinque mesi e non poteva essere
sciolto prima se non col suo consenso (art. 8) ; il parlamento era composto da
400 deputati per l'Inghilterra e trenta ciascuna per la Scozia e l'Iranda (art. 9);
per nove anni coloro che avevano appoggiato la causa reale non godevano del
diritto all'elettorato attivo e passivo (art. 14) ; i cattolici erano esclusi
per sempre dall'elettorato attivo e passivo (art. 15) ; l'elettorato attivo e
passivo era goduto da tutti coloro i quali avevano raggiunto il 21° anno di età
ed avessero una proprietà del valore di 200 sterline (art. 17 e 18) (questo
significava che, oltre alla classe dei nobili, grandi e piccoli, il diritto
elettorale era ristretto alla borghesia mercantile e di campagna, con
esclusione di tutto il popolo) ; la eventuale sostituzione di un membro del
Consiglio doveva avvenire secondo la seguente procedura: il parlamento ne
eleggeva sei, dai quali in Consiglio ne sceglieva due e il Protettore nominava
uno dei due (art. 25) ; l'esercito era composto da 30.000 uomini (art. 27)
(quindi per la prima e ultima volta si prevedeva la istituzione di un esercito
permanente) ; la carica di Protettore era elettiva e non ereditaria (art. 32) ;
Cromwell era Protettore a vita (art. 33) ; le grandi cariche dello stato erano
coperte con uomini che godevano la fiducia del parlamento (art. 34); la
religione riformata era promossa dallo stato, ma al cittadino era garantita la
libertà di culto, eccetto ai cattolici (art. 35-37).
« La nuova costituzione rompeva nettamente
col passato recente. Essa dimostrava la diffidenza dell'esercito verso
l'onnipotenza della Camera dei Comuni, che esso stesso aveva contribuito a
creare nel 1649. Similmente esso ignorò completamente i sogni di Harrison e di
altri, che la terra doveva essere governata da santi e fece ritorno al buon
senso, dopo le speranze estatiche evocate dal Parlamento Barebones... Al posto
di un parlamento onnipotente in seduta continua fu prefigurato un parlamento
che doveva riunirsi saltuariamente e le cui sessioni dovevano essere brevi »
(48).
Ma uno schema di costituzione approvato
dall'esercito e dal Consiglio di stato non bastava a rendere docile un
organismo che raramente lo era stato nel passato. Cromwell ne farà
l'esperienza. I suoi rapporti col parlamento saranno sempre tesi e anch'egli
dovrà fare ricorso allo scioglimento anticipato o all'esclusione dei membri non
graditi, proprio come avevano fatto gli Stuart.
Ormai chi andava a sedere nella Camera bassa
era cosciente di essere il delegato all'esercizio del potere sovrano nello
stato e non molto facilmente avrebbe lasciato che altri l'avessero esercitato
al suo posto. Le difficoltà di Cromwell col parlamento iniziarono col primo
parlamento elettivo del Protettorato, anche se esso, riunitosi il 3 novembre
del 1654 - restò in carica fino alla sua scadenza naturale. Questo parlamento
si rifiutò di approvare la nuova costituzione nella sua interezza e la modificò
in più punti. Avrebbe voluto modificarne altri, ma Cromwell gli ricordò più
volte che nello Strumento di Governo c'era una parte contingente, che egli
riteneva modificabile, e una parte fondamentale (49), che egli riteneva
intoccabile. «Essa, io spero - egli disse - sarà tramandata ai posteri come il
frutto dei nostri travagli e del nostro sangue » (50).
Questa parte fondamentale egli la racchiudeva
in quattro punti: « 1) il potere legislativo deve essere esercitato dal
parlamento e dall'esecutivo; 2) i parlamenti non devono essere perpetui; 3) la
libertà di coscienza deve essere garantita;4) nè il parlamento nè il Protettore
devono esercitare un potere assoluto sull'esercito » (51).
Questo primo parlamento del Protettorato
morì di morte naturale nel gennario 1655 e per tutto il periodo successivo
Cromwell continuò a governare nel rispetto della costituzione che l'esercito
aveva dato al paese.
Nel 1656 il Protettore convocò un secondo
parlamento e poichè dalle urne uscì una maggioranza sulla quale non poteva
contare, egli si avvalse di alcuni articoli dello Strumento di Governo - forzandone
il senso e lo spirito - per escludere dalla nuova Camera circa 100 deputati
(52).
La nuova Camera, nel 1657, elaborò una nuova
costituzione e entrò in trattative con Cromwell per fargliela accettare assieme
alla carica di re, che essa era determinata a far rivivere. Cromwell, alla fine
di elaborate trattative nelle quali entrò anche l'esercito, diede il suo
assenso alla nuova costituzione, che nel frattempo aveva assunto il nome di
Umile Petizione e Consiglio, ma rifiutò la carica di re.
L'offerta del parlamento di strasformare il
Protettorato in monarchia aveva una giustificazione storica di notevole rilievo
ed essa non sfuggì alle menti più acute che sedevano in quella Camera. Secondo
il de facto Act di Enrico VII Tudor - di
cui abbiamo già parlato -- i sudditi che si erano dimostrati leali servitori
di un re de facto non potevano essere perseguiti come traditori sotto un re de
iure. La mancata accettazione di Cromwell (ma sembra che il suo rifiuto fosse
causato dall'opposizione dell'esercito) della carica di re fece sì che molti
dei suoi aderenti fossero giudicati e condannati durante la Restaurazione della
monarchia Stuart.
In base alla costituzione Umile Petizione e
Consiglio, Cromwell acquistava il diritto di nominare un successore; il potere
esecutivo veniva affidato al Lord Protettore ed a un Consiglio Privato, i cui
membri - non più nominati a vita - dovevano ricevere il placet
del parlamento che
ridiventava bicamerale. « L'altra Camera », come venne chiamata la seconda
camera, doveva essere formata da 70 membri nominati dal Protettore, mentre la Camera bassa conservava
l'elettività. Inoltre, il parlamento si riappropriava del potere di decidere la
legittimità o meno dell'elezione dei suoi membri.
I punti più caratterizzanti di questa
seconda costituzione vanno ricercati nel fatto che essa cercava di eliminare
tutti gli incovenienti che si erano verificati con lo Strumento di Governo.
Questi inconvenienti vennero individuati nei seguenti punti: 1) un potere
esecutivo - il Consiglio di stato - i cui membri erano nominati a vita,
rischiava di diventare un organo incontrollato ed incontrollabile; 2) il
potere - riconosciuto all'esercito - di revoca del mandato parlamentare a quei
membri che non soddisfacevano certe condizioni (di natura principalmente
morale), rischiava di trasformarsi in un
potere arbitrario che veniva usato (come venne usato da Cromwell) per espellare
i propri oppositori politici; 3) la mancanza di un organo che potesse arbitrare
i possibili conflitti tra l'esercito e il parlamento.
In sostanza con la nuova costituzione «il
Parlamento era venuto alla conclusione di ristabilire la vecchia forma di
governo composta dal re, i Lords ed i Comuni. Questa soluzione offriva la sola
speranza di liberarsi della dittatura militare, diretta o indiretta che fosse.
Il secondo parlamento del Protettorato venne
sciolto nel febbraio del 1658.
In ottobre Cromwell morì e gli succedette il figlio sero Riccardo.
La morte di Cromwell aprì una nuova pagina nella storia
del Protettorato. Egli era stato un uomo a cui i campi di battaglia avevano
dato prestigio e gloria. Come uomo di stato aveva mostrato una statura non
comune per i suoi tempi. Egli seppe fare dell'Inghilterra una nazione potente,
la cui alleanza era ricercata da nazioni, come la Francia, che appena
qualche anno prima - nel periodo del regicidio - l'avevano messa all'indice.
All'interno, aveva dimostrato di saper comporre tutte le tensioni che si
producevano e nell'esercito e nel parlamento.
Nel designare suo figlio alla successione,
egli metteva su spalle troppo deboli una struttura politico-amministrativa
alquanto complessa e delicata, il cui equilibrio stava in un giusto rapporto di
forza tra l'esercito e il parlamento, i cui contrasti dovevano esser
continuamente mediati. Riccardo non solo non possedeva il prestigio necessario
per assolvere ad una funzione così delicata, ma non ne possedeva neanche le
qualità. Egli era un uomo di provincia che era sempre stato fuori dagli affari
di stato. Ora egli si trovava catapultato alla carica di Lord Protettore e alla
testa di un esercito che non aveva intenzione di mordere il freno sotto un
civile, qual era Riccardo.
Riccardo convocò il suo primo parlamento nel
1659, e poichè esso cercò di affermare la supremazia del potere civile votando
una serie di misure che tendevano a subordinare l'esercito alle autorità
civile, incontrò l'ostilità del Consiglio dell'esercito che ne impose lo
scioglimento.
Per Riccardo la partita era stata persa
prima di incominciare. Poco dopo egli abdicherà lasciando all'esercito campo
libero. L'anno che seguì fu un anno di anarchia militare. Il 7 maggio 1659 gli
ufficiali restaurarono il Parlamento
Purgato del 1642, ma anch'esso fu sciolto. L'Inghilterra si trovava ad un bivio:
scegliere un governo militare, unica condizione per mantenere la Repubblica, o fare
ritorno al vecchio sistema di governo, restaurando la monarchia nella persona
del figlio di Carlo I. L'esercito di stanza in Scozia, agli ordini del generale
Monk, si schierò contro il comando di Londra, che voleva percorrere la strada
della dittatura militare, e si dichiarò a favore del ripristino della legalità
civile.
Nel gennaio del 1660 Monk scese, alla testa
del suo esercito, in Inghilterra e restaurò il Parlamento Lungo del 1640. Il 16
marzo il Parlamento Lungo approvò una legge con la quale si dichiarava sciolto
e predisponeva la convocazione di un nuovo parlamento per il 25 aprile, secondo
gli accordi presi con Monk (54), il quale - nel frattempo - era entrato in
trattative con Carlo II.
Il 4 aprile 1660 Carlo emise la Dichiarazione di
Broda con quale prometteva al popolo: 1) un'amnistia generale; 2) libertà di
coscienza; 3) il pagamento del soldo arretrato all'esercito; riconoscendo ai
parlamento il potere di regolamentare i tre punti. Egli inoltre si impegnava ad
accettare le decisioni del parlamento in materia delle proprietà confiscate e
riassegnate durante la rivoluzione. Questo significa che il re riconosceva de
facto, se non de iure, la supremazia del
parlamento. L'Inghilterra così, dopo di iannove anni, ritornava nell'alveo
della legalità costituzionale monarchica.
« Così finì l'epoca delle costituzioni
scritte, inaugurate dalle Diciannove Proposizioni e terminate con l'Umile
Petizione e Consiglio, le quali avevano mirato all'instaurazione di una
monarchia limitata o alla repubblica. Tali espedienti politici come le costituzioni
scritte che racchiudevano diritti inviolabili, limitavano la sovranità, separavano il potere legislativo
da quello esecutivo, erano - d'ora in poi - discreditati, come lo erano le
legislature monocamerali e la nomina parlamentare diretta dei ministri. Altri,
nodi come il parlamento unico per i tre
paesi (Inghilterra, Scozia, anarchia Irlanda), la riforma elettorale e la
redistribuzione dei seggi, furono rinviati per due secoli, sebbene essi
fossero stati raggiunti prematuramente per mezzo della spada. Il rigetto del
repubblicanesimo, almeno, era completo e definitivo.
Esso non si era dimostrato che un fallimento,
sia che fosse stato parlamentare, democratico, teocratico o militare. Una
nazione profondamente monarchica, antidemocratica, antisetteriana e
antimilitare, aveva conservato - in mezzo a tutte le tensioni che provocarono
la caduta di una successione di governi - la duratura sensazione che essa
doveva essere governata solo da un'autorità basata sul diritto e non sulla forza, che operava in virtù del
consenso e della cooperazione e poggiasse su una graduata differenziazione di
privilegi e doveri. Stava alla restaurata monarchia adattarsi a questi principi
fondamentali » (55).