L’UOMO,
LE SOCIETA', LE ISTITUZIONI : PREFAZIONE
Un testo di educazione
civica si può scrivere in tanti modi diversi. Può essere scritto con un taglio
storìco, se si vuole dare maggiore evidenza all'evoluzione della struttura
politica della società; con un taglio comparativo, se si vuole fornire un
ventaglio completo de1le possibili soluzioni degli assetti istituzionali e dei
rapporti all’nterno della società; con un taglio politico, se ci si prefigge di
dare risalto alla problematica del presente; con un taglio giuridico per privilegiare
l'ordinamento istituzionale e il suo funzionamento; con un taglio economico, se
si vuole attribuire un valore fondamentale
alla struttura economica, che - secondo una determinata ideologia
condiziona e determina la struttura dello Stato e i rapporti che in esso si
instaurano tra i privati cittadini e tra quest'ultimi e lo Stato stesso.
Ma un testo così
strutturato sarebbe limitato e fuorviante.
Per essere adeguatamente
informativo e, quindi, formativo un testo di educazione civica deve utilizzare
una metodologia interdisciplinare, che consenta il ricorso, di volta in volta,
a quelle scienze e a quei linguaggi che i vari argomenti presuppongono.
L'autore di questo testo,
nella piena consapevolezza dei propri limiti, si è sforzato di rimanere fedele
a questa impostazione.
Solo al momento politico
è stato dato uno spazio tutto suo in fondo ad ogni capitolo con «gli punti per
la discussione in classe». Questi costituiscono un testo nel testo. Essi,
infatti, utilizzano le conoscenze acquisite nei capitoli per porre quesiti che
investono, al di là del testo, la problematica, interna ed internazionale, che
è al centro del dibattito nella vita quotidiana (1).
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(1) E non poteva che
essere così, perché questa è la parte più caduca del testo, essendo essa
legata all'attualità.
Questo dovrebbe servire ad un duplice
scopo: promuovere la capacità di riflessione sul vissuto sociale e politico
e/o sollecitare un lavoro di ricerca.
Contrariamente ad un costume piuttosto
diffuso, secondo il quale certi concetti si danno per ovvi ed acquisiti e,
quindi, non vengono sufficientemente ed adeguatamente trattati, questo testo
inizia con una sezione dedicata ai concetti fondamentali che assumono una
particolare rilevanza nel contesto italiano.
Il concetto di nazione e quello di
nazionalismo hanno giocato un grande ruolo nella storia d'Italia. Il primo ci
ha fatto sentire, nel XIX secolo, di appartenere ad un unico gruppo culturale,
linguistico, storico, etnico e ci ha condotto alla costituzione di uno Stato
unitario; il secondo, che è una esasperazione del primo, nel XX secolo ci ha
fatto ubriacare di potenza e ci ha condotto alla totale distruzione della seconda
guerra mondiale, facendoci odiare il termine stesso dì "patria" e di
"nazione", che abbiamo sostituito nel dizionario politico col termine
"paese" e abbiamo coniato l'espressione "’all'italiana’, per indicare
una cosa mal fatta, in modo approssimativo, raffazzonata alla meglio, da
pasticcioni che vogliono fare i furbi o da furbi tanto pasticcioni che anche
un ingenuo si accorge dell'inganno... In Italia, il sentimento nazionale, se
non proprio spento, è assopito, estenuato. Ha dato un soprassalto. Ma non
bisogna confondere una convulsione con un moto dì lunga durata. Ciò che ha
costituito il cemento che ha tenuto insieme la nostra Repubblica, non è l'idea
di nazione, ma la lotta per la libertà, per la giustizia sociale, per un Paese
civile. Una battaglia non vinta, che deve continuare. Vincere questa battaglia
è forse l'unica via attraverso la quale il sentimento nazionale potrà
riprendere nuovo vigore»'(1).
Il senso dello Stato è una merce che non
ha molto successo in Italia. L'esperienza storica ci ha sempre portato a diffidare
di uno Stato che era, di volta in volta, gendarme, classista o totalitario. La
breve esperienza in corso di Stato democratico non è ancora riuscita a cancellare
l'immagine storica di uno Stato avulso e distante che imponeva solo doveri, per
sostituirla con l'immagine dello Stato-amico, democratico e repubblicano, che
si è impegnato «a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza
dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo
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(1) Noberto Bobbio, in La Stampa; Anno 119, n. 265,
30 Novembre 1985. 10
della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese” (1).
Al concetto di Nazione e di Stato è
inscindibilmente legato il concetto di sovranità. Senza quest'ultima lo Stato
perde il suo attributo fondamentale e scade a livello di protettorato o
colonia. Come la libertà è il bene fondamentale ed irrinunciabile
dell'individuo, così la sovranità è per lo Stato: è la sua libertà, la
capacità di agire in piena autonomia nell'ambito della propria sfera e di
difendersi dall'invadenza altrui.
I fatti del sequestro dell'Achille Lauro
da parte dei terroristi palestinesi e i susseguenti fatti della base NATO di
Sigonella in Siracusa. dove una potenza straniera, anche se amica, voleva
imporre la Propria
volontà, dimostrano quanto sia essenziale per una nazione che il concetto di
sovranità non sia una parola vuota, ma sia un patrimonio che tutti sono pronti
a difendere quando esso è in pericolo, perché uno Stato non libero, cioè non
sovrano, non può garantire la libertà ai suoi tadini.
Ringrazio Rosellina Barone, Michela
Bilotta e Mena Cesario poi l'assistenza fornita nel preparare questo testo per
la stampa. A tutto. Cosenza, febbraio 1986
F.F
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(1) Art. 3 della
costituzione della Repubblica italiana.