Capitolo
XIII
LA FINANZA PUBBLICA
In un capitolo precedente (VII) abbiamo
visto che la funzione dello Stato è quella di soddisfare i bisogni della
collettività, assicurando serviizi che il cittadino singolo difficilmente
potrebbe procurarsi da solo. servizi che per la loro natura e il loro carattere
collettivo hanno un costo che non può essere ridotto all'unità, nel senso,
cioè, che ogni cittadino possa pagare subito la quota di servizi che
quotidianamente riceve da parte dello Stato.
La difesa della nazione, da possibili ed
eventuali attacchi di un nemico esterno, richiede l'esistenza di un esercito
formato da milioni di Individui che prestino servizio permanente onde
assicurare la sua disponibilità in qualsiasi momento ce ne fosse bisogno.
Il mantenimento della sicurezza e
dell'ordine all'interno della nazione richiede l'esistenza di un corpo di
poliziotti (pubblica sicurezza, carabinieri o semplicemente Polizia, come
negli Stati Uniti e in Gran Bretagna) che vigilino costantemente per assicurare
il corretto e pacifico rapporto tra cittadino e cittadino.
La preparazione culturale, tecnica,
scientifica e professionale dei cittadini, dalla cui diffusione dipende, nel
mondo moderno, il grado di civiltà di un popolo, richiede l'esistenza di un
sistema scolastico che vada dalla scuola primaria a quella post universitaria,
con centinaia di migliaia di docenti ed impiegati vari.
Lo stesso discorso vale per tutti gli altri
servizi che lo Stato fornisce: lavori pubblici, previidenza ed assistenza
sociale, ecc.
Servizi di questa natura, dicevamo, non
possono essere pagati direttamente dal cittadino nel momento in cui li riceve,
come avviene per qualsiasi altro servizio particolare che riceve da un privato;
e per due motivi fondamentali: primo, perché essi costituiscono 1'intelaiatura
indispensabile e necessaria su cui si svolge la sua vita quotidiana e senza i quali non vi può essere società
organizzata; secondo perché sarebbe ingiusto far ricadere il loro costo su
tutti i cittadini in modo uniforme.
Le persone che godono di un alto reddito
hanno una capacità contributiva maggiore delle persone a basso reddito ed è
giusto che concorrano alle spese
pubbliche in misura maggiore di quest'ultimi. Questo criterio di
proporzionalità esige che il contributo, che il singolocittadino è tenuto a
versare, sia basato non sulla quantità di servizi ricevuti, che sono
difficilmente misurabili, ma sul suo reddito annuale, comunque prodotto.
2. - SISTEMI DI
TASSAZIONE
Lo Stato effettua questi prelievi sui
redditi dei cittadini mediante le tasse, che possiamo definire «trasferimenti
obbligatori di redditi privati a organi governativi allo scopo preciso di
provvedere al soddisfacimento dei bisogni collettivi»(I).
Esse possono avere uno scopo fiscale, se
con esse ci si prefigge esclusivamente di portare denaro nelle casse dello
Stato; oppure un scopo regolatore (o entrambi), se con esse ci si prefigge non
tanto d: aumentare le entrate dello Stato, ma di raggiungere scopi diversi: proteggere
l'industria nazionale dalla concorrenza estera; frenare o stimolare gli
investimenti, i consumi; stimolare le esportazioni, ecc.
La distinzione tra imposte fiscali e imposte
regolatrici « è evidente nella contrapposizione tra «dazi (tasse sulle merci
importate) fiscali e dazi protettivi». Con i primi il Governo si prefigge di
aumentare le proprie entrate tassando (ma non troppo per non sconsigliarne il
consumo) una merce di cui favorisce l'importazione, sia perché la produzione
interna non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno della comunità, sia perché
non è possibile produrla all'interno. Con i secondi, invece, il Governo si
prefigge di sconsigliare, per mezzo di forti dazi, il consumo di merci che, per
il loro basso costo, rappresentano un pericolo per le industrie interne. «Nei
primi, il fine di procurare un'entrata è tanto meglio raggiunto quanto più
ampie sono le importazioni; nei secondi il fine di protezione delle industrie
interne è tanto meglio raggiunto quanto più sono scarse le importazioni e
quindi il gettito fiscale» (2)
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(1)URSULA K.
HICKS:Yubblir Firaance; Nisbet, Cambridge, 1964, p. 2.
(2) SERGIO STEVE: Lezioni
di scienze delle finanze; Cedam, Padova, 1962, p. 261.
Le tasse che i cittadini sono tenuti per
legge a pagare (per gli evasori sono previste severe pene detentive) sono
tante, ma esse possono essere ridotte a due categorie: dirette e indirette.
Le tasse dirette sono quelle il cui peso
cade direttamente sui destinatari e non può essere trasferito ad altri. Tra
queste vi è l'imposta sul reddito (di cui sono esenti i percettori di redditi
minimi); l'imposta sugli affari; l'imposta di successione; l'imposta sul
patrimonio, ecc. Le prime due costituiscono di gran lunga le maggiori entrate
dello Stato.
Le
tasse indirette sono quelle il cui peso può essere trasferito ad altri. Tra
queste, in Italia, vi è l'imposta di fabbricazione che colpisce tutti i
prodotti dell'industria nel momento in cui essi vengono prodotti, ma che i
produttori calcolano nel costo di produzione trasferendone, così, il peso sul
consumatore; l'imposta sul valore aggiunto (ICE) che colpisce tutti gli scambi
in ogni loro passaggio, per cui se un prodotto, prima di arrivare al
consumatore, viene scambiato tre volte, come normalmente avviene, l'incidenza
di tale tassa sul costo del prodotto al consumatore (perché è sempre lui che in
definitiva paga tutto) sarà 1 + 1 + 1; e infine, i dazi doganali, di cui
abbiamo già parlato, la cui importanza, tuttavia, tende sempre più a diminuire
per la politica di liberalizzazione degli scambi verso la quale i paesi
maggiormente industrializzati vanno sempre più orientandosi.
Ma le entrate dello Stato
non si esauriscono con le tasse. Oltre a queste, che gli specialisti chiamano
entrate tributarie, lo Stato ha delle entrate (le c.d. entrate
extra-tributarie) che derivano dai proventi dei beni dello Stato, dai proventi
dei servizi pubblici, dagli utili delle aziende autonome e da altre fonti di
varia natura. Tuttavia, la loro importanza è minima in quanto la loro
incidenza sul volume totale delle entrate dello Stato è trascurabile.
3. - LA FORMAZIONE DEL
BILANCIO DELLO STATO
Il bilancio è il programma finanziario che
il Governo prepara all'inizio di ogni anno fiscale (perciò è detto bilancio di
previsione) in cui sono specificate le fonti, la natura e l'ammontare delle
entrate e la natura e l'ammontare delle
spese previste per l'anno in corso.
Si chiama bilancio perché l'ammontare
complessivo delle entrate dovrebbe bilanciarsi con l'ammontare complessivo
delle spese, ossia, per usare un'immagine molto diffusa, se il volume totale
delle entrate fosse messo su un piatto della bilancia e il volume totale delle
spese fosse messo sull'altro, essi dovrebbero stare in equilibrio. Diciamo dovrebbero
perché ciò non sempre avviene, e più avanti vedremo perché.
Come si forma il bilancio? Qualche mese
prima della data di presentazione del bilancio al Parlamento per la necessaria
approvazione il Ministro responsabile della sua formazione chiede a tutti i
ministeri una stima delle spese che essi prevedono per l'anno finanziario, che
inizierà di lì a poco. Ricevute queste stime egli si accerta che esse corrispondano
all'effettive esigenze dei singoli ministeri. Quindi redige il bilancio cercando
di far bilanciare la somma totale delle spese previste con la somma totale
dell'entrate previste.
Se ciò non è possibile
perché le spese superano le entrate, egli può proporre quattro provvedimenti
diversi per farlo bilanciare. Primo, può proporre una riduzione delle spese
meno necessarie; secondo, può proporre un aumento delle aliquote delle tasse;
terzo, può proporre l'imposizione di nuove imposte; quarto, infine, può
proporre, se il deficit non è troppo elevato, di pareggiare le due voci mediante
un prestito, cioè indebitandosi.
La decisione di quale provvedimento
caldeggiare spetta all'Esecutivo, a cui il bilancio viene presentato per la
prevista revisione ed approvazione. Comunque la decisione finale spetta al
parlamento. Infatti, il bilancio, prima di diventare operante, ha bisogno
dell'approvazione del parlamento, a cui l'Esecutivo lo presenta assumendosene
tutte le responsabilità.
I. - IL DEBITO
PUBBLICO E LA POLITICA
DEL DEFICIT PUBBLICO
La regola del pareggio del
bilancio è stata un tabù che ha dominato la scena economico-finanziaria fino
al primo quarto del XX secolo. Essa «è sorta evidentemente per analogia con
l'economia familiare, nella quale il precetto di vivere entro le proprie
entrate ha una reputazione e una giustificazione ben consolidate.
A dire il vero, nemmeno l'applicazione
sensata di questo precetto potrebbe giustificare la rigidità con la quale si
vuole talvolta affermare l'esigenza per il bilancio dello Stato. Non si
potrebbe considerare rovinosa la condotta di un professionista che facesse
debiti per migliorare la propria preparazione. con la previsione, non
infondata, di ripagarli una volta maturate le proprie maggiori possibilità di
reddito.
Egualmente non si potrebbe condannare
troppo alla svelta uno Stato che contraesse debiti, se si vuole rendere
l'esempio quanto più simile al precedente, mediante miglioramento
dell'istruzione professionale dei propri cittadini» (1).
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(1) S.
STEVE: op. cit., p. 174
In altre parole, nel
periodo tra le due guerre mondiali incominciò a farsi strada il principio
(attuato soltanto negli anni 50) che la spesa privata per consumi e la spesa
privata per investimenti (i due strumenti classici della economia tradizionale)
non sono sufficienti ad assicurare un reddito di piena occupazione.
Perché si raggiunga un reddito di piena
occupazione v'è bisogno che lo Stato colmi la differenza con la spesa
pubblica, la quale - per essere effettivamente uno strumento di ripresa e di
prosperità - deve essere finanziata col debito pubblico o deficit di bilancio
(1). Se così non fosse (se cioè fosse finanziata mediante imposte) essa sarebbe
una spesa sostitutiva e non una spesa aggiuntiva alla spesa privata, e quindi
perderebbe tutta la sua efficacia.
Di solito, il debito pubblico serve a
finanziare programmi a lunga scadenza (ma esso serve anche a far fronte alla
spesa straordinaria in tempo di guerra o a far fronte ad altre necessità urgenti
derivanti da calamità naturali) quali la costruzione dì strade o ì1
potenzìamento diquelle esistenti, la costruzione di scuole, ospedali, ecc.
L'indebitamento avviene, principalmente,
tramite la emissione di titoli di Stato (C.C.T., certificati di credito del
tesoro; B.O.T. ordinari del tesoro, ecc.) di durata variabile, i quali -
sebbene :: a tasso di interesse sia generalmente basso - sono molto ricercati
dal sparmìatore privato in quanto essi, avendo dietro di loro la potenza
economica dello Stato, offrono sicure garanzie di rimborso.
5. - IL CONTROLLO DEL
PARLAMENTO
Il controllo del parlamento sul bilancio
dello Stato si svolge in momenti successivi: nel primo (che si svolge, come
abbiamo visto- all'inizio dell'anno finanziario a cui quel bilancio si
riferisce) esso esamina, discute ed approva il bilancio di previsione che
l'Esecutivo gli ha sottoposto.
In questo primo momento il parlamento può
apporta tutte le modifiche che ritiene opportuno, ma i suoi poteri sono meno
vasti di quello che comunemente si crede. Per capire fino a che punto ciò sia
vero ci dobbiamo soffermare brevemente sulla struttura del bilancio.
Esso può essere diviso (per quanto riguarda
la spesa; le entrate le abbiamo esaminate al paragrafo quarto) in due parti.
Nella prima sono contemplate le spese correnti o di funzionamento e di
mantenimento, cioè le spese per il personale, la manutenzione e tutte
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(1) Questa politica fu
teorizzata da J.M. Keynes, che riteneva che l'obiettivo della piena
occupazione si poteva raggiungere azionando tre leve: 1) la politica fiscale;
2) la politica creditizia; 3) la politica di bilancio. Quest'ultima, tuttavia,
era lo strumento principe
le altre spese necessarie
per il corretto funzionamento dell'Amministrazione dello Stato; nella seconda,
infine, le spese per investimenti. È chiaro che nella prima parte il parlamento
ha pochissime possibilità di manovra. Gli interessi sul debito pubblico devono
essere pagati; il personale deve essere retribuito; le pensioni devono essere
pagate e tutti gli altra servizi devono essere assicurati. Nella seconda parte,
invece, i suoi poteri aumentano e la sua volontà si fa più determinante.
Nel secondo momento, il controllo del
parlamento sul bilancio si effettua alla fine dell'anno finanziario a cui quel
bilancio si riferisce. per esaminare se l'Esecutivo ha osservato le
disposizioni che esso conteneva. In questo secondo controllo il parlamento si
avvale del parere di un organo tecnico (la Corte dei Conti) che esamina (per disposizione
costituzionale) la contabilità e ne riferisce il risultato alle Camere.
SPUNTI PER LA DISCUSSIONE IN
CLASSE
1) La
legge finanziaria, che il Governo è tenuto a presentare ogni anno alle camere
per il suo fabbisogno di spesa, è il programma economico del Governo per l’anno
in corso. Essa deve essere presentata al parlamento entro il 30 settembre
dell’anno precedente, ma non sempre questo adempimento è mantenuto e quindi
slittano anche i tempi di approvazione da parte del parlamento. Allora si
ricorre all’esercizio provvisorio: il programma salta e il Governo, in materia
economica, recita a soggetto, come qualcuno ha detto. Perchè questo succede e
come si potrebbe ovviare, sia per le inadempienze del Governo che per quelle
del parlamento?
2) Per
far fronte ai suoi bisogni di cassa, lo Stato ricorre al debito pubblico,
emettendo titoli di Stato (BOT, CCT,
ecc.) che, per renderli appetibili, vengono sottratti a qualsiasi forma
di tassazione. Alcune forze politiche ritengono che questo è un privilegio che
le casse disastrate dello Stato non possono permettersi. Tu che ne pensi?
3) Uno
dei doveri fondamentali del cittadino è quello di concorrere alle spese pubbliche
in ragione della sua capacità contributiva (art. 53 della costituzione). Ma non
tutti i cittadini sentono questo dovere. Alcuni si sottraggono a qualsiasi
forma di tassazione (evasori totali) o dichiarano redditi irrisori (evasori
parziali). Lo Stato non è ancora riuscito a trovare un metodo efficace per
combatere il fenomeno dell’evasione. Alcune categorie professionali e artigiane
sfuggono ai controlli. Sai dire quali sono queste categorie e quale potrebbe
essere un metodo efficace per colpire questa fasce di cittadini inadempienti?
4) Quando
un’economia è in crisi, le economie più colpite chiedono allo Stato di
innalzare barriere doganali contro il mondo esterno. Anche se la tentazione è
grande, difficilmente i Governi sono propensi a fare una politica protezionistica.
Essi sanno che, a lungo andare, la politica liberista dà frutti migliori. Sai
spiegare perchè?
5) Secondo
te, il contenuto dell’art. 53 della costituzione si realizza meglio con la
tassazione diretta o con quella indiretta?
6) Secondo
te, i servizi misurabili (ferrovie, trasporto pubblico, ecc.) che lo Stato
fornisce al cittadino devono essere pagati per quello che costano (per fare in
modo che aziende abbiano un bilancio in pareggio) o secondo un prezzo politico,
addossando il deficit allo Stato e, quindi, a tutta la collettività?