Capitolo XII
LA
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
1. - LO STATO E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
La pubblica amministrazione è un elemento
essenziale alla vita dello Stato. È stato detto, e giustamente, che uno Stato
non è concepibile, né può esistere, senza una amministrazione che ne realizzi
i fini. Senza di essa, infatti, la società ripiomberebbe in quello stato di
barbarie in cui si trovava prima del sorgere dello Stato: non potrebbe essere
garantito il soddisfacimento dei più elementari bisogni dell'uomo, né potrebbe
essere assicurata la giustizia, per cui il più debole sarebbe alla mercè del
più forte.
Lo Stato e l'amministrazione sono coetanei:
essa, infatti, è sorta col sorgere dello Stato ed è sempre stata una branca
del potere esecutivo, che ne coordinava l'azione. Nello Stato moderno, il
Governo, attraverso la pubblica amministrazione, applica le leggi votate dal
parlamento ed attua il suo programma politico, economico e sociale.
La complessità della sua macchina dipende
dalle funzioni che lo Stato svolge. Quando le funzioni dello Stato erano
limitate alla sicurezza pubblica e alla sicurezza esterna della società (v.
Cap. VIII), la sua struttura amministrativa era piuttosto semplice. Ora che le
sue funzioni vanno sempre più estendendosi, entrando in campi prima lasciati
alla iniziativa privata, la sua struttura diventa sempre più complessa.
Per esigenze espositive, divideremo la
pubblica amministrazione in due settori. Nel primo metteremo tutti gli organi
dell'amministrazione statale, sia a livello nazionale che locale, e quegli
organi indipendenti o autonomi istituiti e voluti dal potere legislativo o dal
potere esecutivo (ENI, IRI, FFSS., ENEL, ecc.) e questa diremo pubblica
amministrazione (P.A.). Nel secondo metteremo le persone fisiche che dirigono,
amministrano o sono alle dipendenze di questi organi, e che più propriamente
diremo burocrazia.
2. - STRUTTURA DELLA
P.A. (1)
L'amministrazione dello Stato si distingue
in amministrazione centrale ed amministrazione locale. Gli organi centrali
normalmente risiedono nella capitale dello Stato e svolgono le loro funzioni in
tutti il territorio nazionale. Gli organi periferici, che sono emanazione degli
organi centrali e quindi loro rappresentanti, svolgono le loro funzioni in
determinate aree geografiche.
L'amministrazione centrale
Tra gli organi centrali dell'amministrazione
vi sono i ministeri. Alla testa di ogni ministero c'è un membro del Governo
(Ministro) che ne è responsabile per tutto il periodo che ne è a capo e ne
risponde di fronte al Parlamento. Egli è responsabile non solo degli atti
commessi personalmente, ma anche di quelli commessi dai suoi subalterni, sia
che ne sia a conoscenza sia che non lo sia. In questa sua funzione il Ministro
è coadiuvato da uno o più sottosegretari, ognuno dei quali si interessa di un
particolare settore del ministero (ma possono essere di più) dietro delega che
riceve espressamente dal Ministro. Al dì sotto del ministro e dei
sottosegretari c'è il Direttore Generale, un funzionario di carriera che,
oltre ad essere il più importante collaboratore del Ministro assicura la
continuità amministrativa durante il cambio di gestione tra ministri. Egli è
coadiuvato da ispettori generali, direttori di divisione e di sezione, ognuno
dei quali è alla testa di un settore in cui io si articola il ministero.
Accanto ai ministeri, detti anche organi
attivi, troviamo gli organi consultivi e di controllo.
La funzione degli organi consultivi è
quella di illuminare, con il loro parere, che può non essere seguito (solo in
pochi casi, previsti dalla legge, gli organi esecutivi sono tenuti a seguirlo),
gli organi esecutivi dell'amministrazione sugli specifici provvedimenti che
essi intendono adottare per attuare un certo disegno politico o per soddisfare
i bisogni e gli interessi della comunità.
Il più importante organo consultivo dello
Stato italiano è il Consiglio di Stato (della sua funzione, quale massimo
tribunale amministrazione, abbiamo parlato nel capitolo precedente). Esso si
distingue da tutti gli altri organi consultivi per la generalità delle sue
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(1) Avvertiamo il lettore
che in questo paragrafo ci limitiamo ad illustrare (sommariamente) la
struttura organizzativa della PA italiana che non sempre corrisponde a quella
degli altri Stati.
funzioni e la rilevanza
giuridica dei suoi pareri. Esso può dare pareri, se richiesto
(ma in alcuni casi la
richiesta del parere è obbligatoria), su tutti gli affari che riguardano
l'amministrazione dello Stato, di qualsiasi naturaessi siano.
Accanto al Consiglio di Stato troviamo
organi di natura più specifica. Essi sono più propriamente organi tecnici,
specializzati in un particolare settore degli interessi dello Stato. Tra di
essi spiccano il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL), di cui
parleremo nel cap. XVI, e il Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Altri organi consultivi, sempre di natura
specifica, sono istituiti presso i singoli ministeri per dare il loro parere
sui provvedimenti che il
ministero intende adottare. Tali sono il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, presso il
ministero della P.I.; il Consiglio Superio dei Lavori Pubblici, presso il
ministero dei LL.PP.; il Consiglio Superiore della Sanità, presso il ministero
della Sanità, ecc.
La funzione degli organi di controllo è
quella di vigilare sulle attività degli organi esecutivi della P.A., di
esaminarne gli atti per accertare che essi agiscano nell'ambito dei limiti
fissati dalla legge e assicurare che la loro azione sia diretta al
raggiungimento dei fini proposti.
Il massimo organo di controllo dello Stato
italiano è, senza dubbio, quello della
Corte dei Conti. Il controllo che essa esercita sulla P.A. è duplice:
preventivo e successivo. Preventivo significa che ogni atto, ogni atto della
P.A. (eccetto quelli di prerogativa del Capo dello Stato), deve essere
sottoposto all'esame della Corte dei Conti che ne controlla la legittimità,
ossia se esso è conforme alle disposizioni di legge.
Successivo significa che i conti generali
(1) dei singoli ministeri e il conto generale dello Stato (bilancio), al
termine dell'esercizio finanziario, devono essere sottoposti al controllo della
Corte dei Conti che, per esplicito disposto costituzionale, ne "riferisce
alle Camere"(2).
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(1)La funzione di
controllo particolare non interessa agli scopi di questo testo.
(2) 2 Art. 100, secondo comma, della
Costituzione italiana
L'amministrazione
locale
Al centro dell'amministrazione locale
troviamo la Prefettura
con a capo un Prefetto che è il massimo
organo periferico. Il Prefetto rappresenta il Governo nell'ambito della
provincia. Egli ha il potere di emanare norme (il decreto e l'ordinanza), la
cui osservanza è obbligatoria nel territorio della provincia, su tutte le
materie sottoposte alla sua autorità (edilizia, polizia locale, igiene e
sanità, sicurezze: pubblica).
Glì organi consultivi della Provincia
sono: 1) i1 Consiglio di Prefettura (composto dallo stesso Prefetto o da un
suo rappresentante, più due consiglieri) il quale dà pareri sugli atti che il
Prefetto crede o deve sottoporre al suo esame: 2) il Consiglio provinciale di
Sanità; 3) il Comitato Provinciale di assistenza e beneficienza pubblica;
anche quest'ultimi sono presieduti dal Prefetto.
Anche il Sindaco, nelle sue funzioni
relative allo Stato civile (tenuta dei registri demografici, cioè delle
nascite, delle morti, dei matrimoni, della popolazione, formazione delle liste
dì leva, ecc.), è ufficiale del Governo centrale.
Gli altri organi amministrativi locali,
quali i Provveditorati agli Studi, le Intendenze di Finanza, la Questura, gli Ispettorati
dell'Agricoltura, ecc., contrariamente alla Prefettura che ha competenza generale,
hanno competenza specifica e dipendono non dal Governo, ma dai corrispettivi
ministeri.
Le amministrazioni autonome
Per certi servizi di natura industriale e
commerciale, lo Stato, invece di svolgerli direttamente, ha preferito
istituire delle aziende autonome. Tuttavia esse sono poste sotto il controllo
del ministero (l'ANAS, per esempio, è sottoposto al controllo del Ministero dei
LL.PP.; le FFSS. sotto il controllo del Ministero dei Trasporti, ecc.) per
quanto riguarda la loro politica generale, ma autonomi ed indipendenti da
questo controllo per quanto riguarda le decisioni operative. La loro
organizzazione è del tutto simile ad una azienda privata, ma si differenziano
da questa in quanto esse sono finanziate col denaro pubblico e svolgono un
servizio per la collettività.
3. - LE FUNZIONI DELLA
P.A.
Il Governo, sia esso a sistema
parlamentare o presidenziale, regge il timone dello Stato dietro delega del
corpo elettorale (anche se nel sistema parlamentare questa delega è indiretta,
mentre è diretta in quello presidenziale) che lo ha investito del potere
affinché possa attuare il programma su cui esso (elettorato) ha espresso la sua
fiducia (è chiaro che se il Governo, nei regimi parlamentari, è formato non da
uno, ma da più partiti, il suo programma sarà la risultante del punto di
incontro o compromesso, se preferite, dei programmi dei partiti della coalizione).
Il Governo attua il suo programma in due
momenti successivi. Nel primo trasforma questo programma in disegni di legge e
li sottopone all'approvazione del parlamento (in questo caso esso agisce come
organo politico). Nel secondo, dopo che i disegni di legge sono stati trasformati
in leggi dello Stato, li applica per mezzo della P.A. (e qui agisce come
organo amministrativo).
È proprio in questi due momenti che emerge
chiara e distinta l'insostituibile funzione degli organi attivi (ministeri)
della P.A. Il Governo è formato da uomini politici che, per la loro funzione,
non hanno e non possono avere (anche perché non necessaria) una conoscenza
tecnica e specializzata nella formazione delle leggi.
La formulazione delle leggi è compito
specifico degli organi specializzati dei ministeri interessati che hanno una
lunga esperienze in materia e una profonda conoscenza di tutta la legislazione
precedente a cui, forse, le nuove leggi si devono richiamare. Il Ministro, come
organo politico, enuncia i principi politici generali a cui quella specifica
legge o quelle specifiche leggi si devono ispirare, ma è compito degli organi
tecnici trasformare quei principi in articoli di legge.
Nell'attuazione del programma governativo la P.A. gode di un certo potere
discrezionale che le consente, nell'ambito delle leggi che è chiamata ad
applicare o nell'ambito del servizio che deve rendere, di emanare decreti,
ordinanze, regolamenti ed istruzioni di natura procedurale che hanno lo scopo
di disciplinare nei particolari tecnici 1'applicazione pratica delle leggi o
di regolamentare il servizio fornito.
«Ogni legge è necessariamente generale nella
sua formulazione. Il suo contenuto deve essere valido per una moltitudine di
situazioni concrete che non è possibile prevedere singolarmente e nei
dettagli. Tuttavia nessuna situazione concreta è simile ad un'altra, né può
essere esattamente identica nei dettagli alla formulazione della legge stessa.
Ne consegue che nessuno organo amministrativo può evitare di sviluppare un
proprio corpo di ordinanze che determinino quali casi specifici cadano
nell'ambito della legge che esso è chiamato ad applicare e quali non vi cadano»
(1).
4. - LA BUROCRAZIA
Gli organi
dell'amministrazione dello Stato agiscono e si esprimono attraverso persone
fisiche. Queste persone fisiche - che possono essere gli impiegati ed i
funzionari dei ministeri e dei loro organi periferici, i funzionari e gli
impiegati delle amministrazioni autonome, ecc. - costituiscono quella che
abbiamo definito burocrazia.
“È ovvio che la
burocrazia non è confinata al Governo ma esiste in una grande varietà di
istituzioni, come le banche, le compagnie di assicurazione, le associazioni
industriali, le
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(1) A. RANNEY: op. cit.,
p. 440
chiese, i partiti
politici, gli ospedali e le università» (1). In breve, essa esiste ovunque ci
sia un'organizzazione piramidale o gerarchica di esecutori d'ordini, ognuno
dei quali è responsabile per il suo operato verso l'esecutore di ordini che lo
precede immediatamente nella scala gerarchica.
Ma a noi interessa esaminare la burocrazia
governativa. Prima di tutto ci interessa vedere quàl è, o meglio, quale
dovrebbe essere il rapporto tra la burocrazia e la classe politica.
Il rapporto tra il Ministro ed i suoi
diretti subalterni dovrebbe essere di collaborazione. Nelle azioni che intende
intraprendere, il Ministro dovrebbe (ma non è tenuto) sentire il parere di
queste persone che hanno una
lunga esperienza in materia, anche perché egli non ha né il tempo, né le conoscenze tecniche per poter
decidere da solo.
Egli può e deve stabilire, comunque, le
linee generali che mirano a portare avanti un certo indirizzo politico voluto
dal partito o dai partiti al Governo. Se la burocrazia dovesse essere
recalcitrante e dovesse dimostrarsi tiepida nell'eseguire le direttive
ricevute, perché non convinta della bontà dell'azione intrapresa dal Ministro,
il Ministro deve avere tutta l'autorità
per farla venire a più miti consigli.
Insomma, la burocrazia deve essere una
esecutrice di ordini, di direttive, di una politica che il Ministro ha deciso,
o meglio, che il Governo ha voluto e vuole. Infatti, tutte le costituzioni
degli Stati a sistema parlamentare sanciscono «che vi è un solo organo
politico, il Gabinetto, che attua attraverso la P.A. una politica approvata
dall'elettorato attraverso i suoi rappresentanti in Parlamento» (2).
D'altro canto essa dovrebbe essere
completamente indipendente dalla classe politica, nel senso che essa dovrebbe
aver un metodo di reclutamento indipendente da qualsiasi influenza politica ed
i suoi membri essere inamovibili. Nei
paesi in cui si adotta lo "spoil system", per cui i posti rientrano
nel patronato del partito e costituito che scono le spoglie del potere che
provengono ai vincitori da una consultazione elettorale fortunata, come
avveniva nel passato negli Stati Uniti e come tuttora avviene in alcuni dei
suoi stati componenti, fame uni- ministrazione dello Stato non può essere che
decadente, in quanto i posti
di responsabilità non
sono occupati da
un ufficiale permanente e
di
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(1) W.A. ROBSON:
Bureaucracy and Democracy; in W.A. ROBSON: The Civil Service in Britain and
France (opera collettiva); Londra, 1956, p. 2.
(2) W.J. MACKENZIE and
J.W. GROVE: CentralAdministration in Britain; Londra, 1957, P. 283.
carriera che ricopre
quella carica per proprie capacità personali, ma sono occupati per meriti di
partito e quindi molte volte gli incapaci, gli inetti, si trovano al vertice
dell'amministrazione. Il reclutamento, insomma, dovrebbe avvenire solo per
meriti personali e non per clientule politiche, questo a tutti i livelli.
Quegli alti incarichi, che sono di nomina
governativa, nel riempirli, l'Esecutivo dovrebbe lasciarsi guidare da
considerazioni tecnicro scientifiche e non da considerazioni di carattere
politico, quale l'appartenenza di un partito. Tuttavia, può accadere, come è
accaduto ed accade in Italia, che la burocrazia è talmente attaccata al
partito sotto la cui direzione ha servito per un lungo periodo di tempo, che se
un altro politico occupa la poltrona al tavolo dei comandi, può darsi che i
fili che stanno dietro a quei comandi non rispondano, o rispondano solo in parte,
praticando ogni sorta di azione dilatoria con la speranza che presto l'intruso
lasci il comando per ritornare ai bei vecchi tempi.
«L'essere ammesso per un periodo più o meno
lungo nella cosiddetta "stanza dei bottoni", è fatto che di per sé
potrebbe anche risultare inutile, sino a quando i fili che stanno dietro a
quei bottoni, i macchinari che quei fili comandano e le fonti di energia che
quei macchinari devono mettere in moto sono affidati al controllo e alla
manutenzione di altri: se questi altri sono indifferenti od ostili all'uomo
politico che sta nella stanza è assai probabile che costui continui a premere
un bottone senza che accada nulla, quando addirittura non accada qualcosa di
ben diverso da ciò che prevedeva»(1).
Quando la burocrazia si crea questo stato
mentale è difficile per l'uomo politico far funzionare il suo dicastero. La
burocrazia non dovrebbe mai lasciarsi guidare da considerazioni politiche, ma
solo dalle conoscenze tecniche. Certo, mancherebbe al suo dovere se non facesse
notare tutti gli inconvenienti e tutte le contraddizioni in cui si va incontro
se una certa misura è adottata, ma una volta espresso il suo parere dovrebbe
dare il massimo della sua collaborazione, anche se l'uomo politico, mosso da
considerazioni di natura diversa, non ha creduto opportuno accoglierlo.
La burocrazia dovrebbe
diventare cosciente del fatto che essa non serve questo o quel partito al
potere, ma il pubblico in generale. Essa risponde ai bisogni della società
senza colorazioni politiche. In breve, essa dovrebbe essere equidistante e
disinteressata, ma innanzi tutto il burocrate dovrebbe rendersi conto, e la
classe politica dovrebbe garantirlo, che la sua carriera non è legata a nessun
partito politico, a nessun gruppo particolare ,
a nessun uomo
politico particolare, ma
dipende esclusivamente ed
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(1) Le fanterie del
potere! AVANTI! del 21 aprile 1965.
unicamente dai suoi
meriti personali. Fintanto che il burocrate si lascia guidare da altre
considerazioni, la macchina dello Stato non sarà mai imparziale ed
equidistante, ma partigiana, faziosa e spesso anche oppressiva.
«L'uomo della strada, il giornalista, e una
gran parte degli uomini politici persistono nel considerare la burocrazia come
sinonimo dei mali da cui a volte essa è affetta. Che essa sia a volte affetta
da mali è incontestabile, ma è sbagliato identificare la burocrazia con le sue manchevolezze e condannarla sbrigativamente
per causa loro. Non importa cosa
possa succedere, la burocrazia è venuta per restare. E sarebbe saggio da parte
nostra accettarla come un elemento necessario nel mondo moderno e fare del
nostro meglio per migliorarla. Dovremmo
essere coscienti dei pericoli che minacciano sia l'individuo che la comunità
quando la burocrazia si ammala.
«La burocrazia è manifestamente
indispensabile allo Stato moderno. E questo non soltanto perché è di gran
lunga più efficiente dei vecchi metodi di lavoro e di direzione che ha
sostituito, ma anche perché è una forza razionale e livellatrice.
«Essa usa metodi di reclutamento obiettivi,
invece del nepotismo del patronaggio;
essa cerca di promuovere in base al merito piutto che per ragioni politiche o
personali. Amministra sulla base di ordinanze, precedenti e secondo un piano
di azione piuttosto che sulla base di sentimenti personali, influenze e
favoritismi. Essa mira alla uguaglianza di trattamento nei suoi rapporti con il
pubblico. Questi e molti altri vantaggi derivano dalla moderna amministrazione
burocratica» (1).
In quanto ai suoi mali, che
possono essere la rigidità, la gerarchia, l'insensibilità verso i bisogni del
cittadino, «la tendenza a dilatare la propria sfera di potere ed a restringere
quella delle proprie responsabilítà, il culto per il prestigio che la propria
quota di potere conferisce la gelosa tutela delle proprie prerogative e
guarantigíe»(2), ecc., per combatterli e debellarli bisogna operare la massima
decentralizzazione (la eccessiva centralizzazione in tutti gli Stati moderni
porta con sè necessariamente tutti questi mali) e porre ogni branca, ogni
propaggine della P.A. sotto il diretto controllo delle autorità pubbliche
elettive.
.
5. - CONTROLLI SULLA
P.A.
I poteri discrezionali
di cui gode la P.A.
rendono necessaria l'esistenza di organi di controllo che vigilino
attentamente affinché essa non oltrepassi i limiti di legge e leda i
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(1) W.A. ROBSON: loc.
cit., pp. 2-3
(2) AVANTI!, cit.
diritti e gli interessi
legittimi dei cittadini. In particolare essi devono vigilare sulla burocrazia
ed intervenire quando essa «si rende colpevole di abuso di potere, prende decisioni
arbitrarie ed insensate o comunque commette errori o negligenze nell'esercizio
delle sue funzioni».
Il primo controllo è politico ed è
esercitato dal Parlamento. Nelle democrazie parlamentari ogni deputato può,
nelle ore riservate a questo scopo, interpellare o interrogare il Ministro per
conoscere i motivi per cui alcuni organi del ministero di sua competenza si
siano comportati in un dato modo in una data situazione. Nei casi meno gravi,
il torto lamentato viene subito composto dal Ministro. Se esso, invece, è di
una certa gravità può dare origine anche ad una inchiesta parlamentare.
Il secondo controllo è esercitato dalla
magistratura. Tuttavia bisogna fare una distinzione. Nei paesi anglosassoni,
dove non esiste un diritto amministrativo, i tribunali ordinari sono
competenti a giudicare gli atti amministrativi che ledono i diritti e gli
interessi legittimi del cittadino, sia le responsabilità penali, quale abuso di
potere, arbitraria amministrazione della cosa pubblica, interesse privato in
atti di ufficio, ecc., di cui si rendono colpevoli le persone fisiche
(burocrazia).
In Italia, invece, e negli altri paesi in
cui vige il diritto romano, accanto ai tribunali ordinari, che sono competenti
a giudicare solo gli atti amministrativi che ledono i diritti del cittadino e
le responsabilità penali delle persone fisiche, vi sono i tribunali
amministrativi che sono competenti a giudicare gli atti amministrativi che
ledono gli interessi legittimi dei cittadini.
Un'ulteriore differenza consiste nel fatto
che nei paesi anglosassoni il rapporto d'impiego dei dipendenti della P.A. è
regolato dalla legislazione ordinaria ed è di competenza della magistratura
ordinaria. In sostanza, in questi paesi si considera il rapporto d'impiego come
un normale rapporto contrattuale tra il lavoratore e il datore di lavoro,
proprio come nelle società private, e quindi ogni controversia tra le due parti
va risolta secondo il diritto comune (common law). In Italia, invece, tale
rapporto è di esclusiva competenza del giudice amministrativo, sia che il dipendente
sia stato leso di un diritto sia di un interesse legittimo.
Un organo di controllo tutto particolare è
stato sviluppato dai paesi scandinavi che di recente è stato adottato anche
dalla Nuova Zelanda. Si tratta dell'Ombudsman o relatore parlamentare. Egli
viene eletto dal parlamento «secondo modalità e durata che variano da un paese
all'altro. In generale, i vari partiti rappresentati cercano di designarlo di
comune accordo, per sottrarre l'istituzione alle lotte politiche» (1)
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(1) L'istituzione
dell"`Ombudsman" nei paesi scandinavi e nella Nuova Zelanda; Studio
pubblicato dalla direzione generale dei problemi della Alta Autorità della
CECA; in Mondo Economico, Anno XXI, n. 49, p. 35.
Il suo compito è di vigilare sul buon e
corretto funzionamento della
P.A. e tutelare il cittadino contro ogni sorta di
discriminazione, di abuso di potere, ecc.
In particolare egli ha il potere di
investigare su propria iniziativa o su reclami ricevuti dal pubblico (che
devono essere scritti e spediti al suo ufficio) sull'operato della burocrazia.
Tuttavia, l'Ombudsman non ha il potere di giudicare, egli può deferire o
accusare un funzionario davanti la magistratura ordinaria, ma raramente ricorre
a questa azione. Di solito, se dall'investigazione risulta evidente che un
dato funzionario o un dato ufficio non ha agito come richiesto dalla legge,
egli fa notare l'errore e chiede che venga corretto; se il funzionario o
l'ufficio dovesse rifiutarsi (cosa che accade raramente) egli inizia un'azione
legale davanti la magistratura ordinaria.
«L'Ombudsman ha grandi responsabilità. Egli
è il tribunale del popolo e il principale garante contro ogni abuso di potere
da parte del P.A. e della magistratura. I suoi poteri sono stati concepiti per
proteggere il cittadino da ogni abuso e in modo che non se ne faccia cattivo
uso. L'Ombudsman ha il diritto di esaminare qualsiasi documento, interrogare
qualsiasi persona e di chiedere ed ottenere qualsiasi collaborazione” (1).
Dato il successo che questo organo ha
ottenuto ed ottiene nei suddetti paesi, molti Stati europei (tra cui l'Italia),
insieme agli Stati Uniti, stanno esaminando la possibilità di introdurlo nella
loro organizzzinne statale, ma sembra che le condizioni necessarie ed
indispensabili affinché esso sia efficiente siano tre: 1) «popolazione poco
numerosa, 2) superficie territoriale ristretta, 3) grande senso del rispetto
del:_ legge»(2).
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(1) BRIAN CHAPMAN: The
Profession of Government, The Civil Service in Europe Londra 1959, p. 253.
(2) Intervento di
Giovanni Conso nella Tavola rotonda: Il controllo parlamentare sali-. pubblica
amministrazione promossa da Rassegna Parlamentare: luglio-agosto-settembre.
196:5. p. 333.
SPUNTI PER LA
DISCUSSIONE IN CLASSE
1)
La burocrazia italiana è formata in
larga parte da meridionali. Sai spiegare questo fenomeno?
2)
La burocrazia è un male indinspensabile.
Senza di essa, nessuna società (comunista o capitalista) può funzionare. Quali
potrebbero essere i rimedi per evitare che essa diventi onnipossente?
3)
La
P.A. è una macchina divora tutto. Il cittadino
quando entra in contatto con essa viene stritolato. Molto spesso avere un
diritto non basta per avere una sollecita risposta dalla P.A. Bisogna che quel
diritto sia sostenuto da una solida “raccomandazione”. Come si può eliminare
questo della burocrazia italiana?
4)
La corruzione è uno dei mali più vistosi
della P.A. Sai citare quale forma assume questa corruzione e come si potrebbe
eliminare?
5)
La lentaezza della P.A. è dovuta
anche al fatto che non esiste responsabilità diretta dei funzionari, per cui
ogni atto deve percorrere tutto l’iter dal basso verso l’alto. Perchè l’Italia
non è riuscita a darsi una P.A. con una struttura più snella e più efficiente?